Pubblicato il Gennaio 4th, 2021 | by DDG
0Aldous Harding – Designer (2019)
1. Fixture Picture
2. Designer
3. Zoo Eyes
4. Treasure
5. The Barrel
6. Damn
7. Weight Of The Planets
8. Heaven Is Empty
9. Pilot
Etichetta 4AD
Durata 40’ 38’’
Personell
Aldous Harding (vocals , guitar, piano, percussion) ● John Parish (guitar, piano, organ, mellotron, percussion, drums) ● H. Hawkline (bass, guitar, percussion, vocals, piano) ● Gwion Llewelyn (drums, vocals) ● Clare Mactaggart (violin) ● Stephen Black (clarinets, saxes, recorder) ● Jared Samuel (celesta)
La maniera migliore per cogliere immediatamente l’anomalia di Aldous Harding, nascosta tra i suoni apparentemente concilianti delle sue canzoni, è recuperare su YouTube una delle numerose sessioni dal vivo del tour promozionale di DESIGNER: la cantautrice neozelandese si esibisce da un suo mondo alieno, e la stranezza è sostanza, parte dell’essenza stessa delle composizioni. Quella che Aldous Harding trasmette con le espressioni, le mosse e i balletti che accompagnano la title track è un’emozione pura e intensa, che suona reale come la fibrillazione di The Barrel, o come l’inquietudine sinistra di Zoo Eyes (tradotta anche in un video che ricorda le fiabe cupe di Miyazaki).
A un ascolto distratto, sembra di percepire delle canzoni abbastanza tradizionali, costruite su strutture folk con pochi accordi semplici: ma il flusso ritmico è irregolare, gli spigoli e i quarti mancanti impediscono di abbandonarsi alle melodie, personali e memorabili, e sotto la superficie si intravedono già i fantasmi, che le storie oscure dei testi rendono più espliciti. Le riflessioni delle modelle che si vendono a Dubai di Zoo Eyes, la preghiera sarcastica di Designer, i conflitti e la follia di Damn potrebbero esigere altri toni di rabbia e disperazione: e invece tutto appare leggero e scintillante, ma è chiaro che la festa, la tranquillità, sono solo uno schermo, e che anche dietro i passaggi più rassicuranti, come Fixture Picture, c’è una profondità da esplorare, con stupore e soddisfazione.
La voce strana e mutevole, che passa dai registri cupi di Nico ai falsetti di El Perro Del Mar, riprende nella forma i dischi storici della casa discografica di DESIGNER, la 4AD dei Cocteau Twins e di tanta new wave sognante, ma evoca tutt’altro: un universo misterioso e affascinante, difficile da raccontare, come le risonanze che Aldous Harding è in grado di suscitare in chi riesce a sentirla.