Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Paolo Formichetti
0Lateral Blast – La Luna Nel Pozzo (2016)
1. Intro
2. L’ululato
3. Come nuvole
4. Troubadour
5. Le urla dei bambini
6. Io voglio volare
7. Silenzio
8. Hellesylt
9. Il morto felice
10. Suite per lei
11. Scheletro (feat. Daniele Coccia)
12. La luna nel pozzo
Etichetta autoproduzione
Durata 59’09”
Leonardo Angelucci “Wolf” (vocals, guitar) ● Matteo Troiani (bass) ● Antonello D’Angeli (guitar, vocals) ● Alessandro Ippoliti (keyboards) ● Rosa Zumpano (vocals, flute) ● Tommaso Guerrieri (drums)
Il primo lavoro dei Lateral Blast, band romana capitanata dal cantante e chitarrista Leonardo “Wolf” Angelucci, si era dimostrato sicuramente interessante, anche se caratterizzato da una ampia varietà di stili musicali che avrebbe potuto spiazzare gli appassionati di progressive più tradizionalisti. Le tracce che lo componevano spaziavano infatti dal rock-blues al progressive, dal funky alla ballad, dalla psichedelia alle follie zappiane non facendosi mancare nemmeno una spruzzata di rap. Nei due anni successivi, Angelucci ha deciso innanzitutto di operare una mezza rivoluzione nella formazione, tanto da mantenere, rispetto al disco precedente, solo il bassista Matteo Troiani e la brava cantante Rosa Zumpano, che nel frattempo si è messa di buona lena ad imparare il flauto traverso. Vengono quindi reclutati Antonello D’Angeli alla voce e chitarra acustica, un tastierista di ruolo, il bravo Alessandro Ippoliti, ed un nuovo batterista, Tommaso Guerrieri. I nuovi musicisti hanno portato nella band rinnovati stimoli ed energie, tanto che la composizione dei brani si è fatta più corale e lo stile musicale ha iniziato ad essere incanalato in una direzione ben precisa. Il progressive italiano diviene infatti la principale fonte di ispirazione del gruppo, anche se declinato in chiave moderna per sonorità ed arrangiamenti e addolcito da un approccio cantautorale un po’ nello stile del Bacio della Medusa. Le melodie, cantate a più voci e caratterizzate da testi in italiano ben scritti, sono infatti orecchiabili senza essere banali, e colpiscono sicuramente l’ascoltatore rimanendo da subito impresse in mente. Le parti strumentali di contro, lontane da ipertrofici virtuosismi, sono ben realizzate e, senza eccessive lungaggini, citano con grazia band storiche (vedi la cavalcata purpleana di Suite per lei, l’intro tulliana con flauto e chitarra su Troubadour o i dialoghi strumentali di chitarra acustica flauto e synth ancora tra Tull e Banco su Il morto felice). Altrove l’approccio cantautorale prende più spazio e si declina in brani più lineari ma non per questo meno piacevoli o privi di intro e parti strumentali: ne sono un esempio la folkeggiante Hellesylt, o il singolo Io voglio volare del quale è stato persino realizzato un riuscito videoclip. Da segnalare infine la bella copertina, ancora una volta realizzata dal pittore Vito Giarrizzo, e la partecipazione di numerosi musicisti ospiti tra cui Alessandro Monzi (ex violinista dei Ratti della Sabina ora Area 765), Sandro Travarelli (trombettista collaboratore con Banda Bassotti e Radici nel Cemento) e Daniele Coccia (voce solista nella band folk-rock romana, Il Muro del Canto).