Pubblicato il Giugno 7th, 2021 | by Paolo Formichetti
0Fufluns – Refusès (2021)
1. Sierra Leone
2. Martirio d’un falegname
3. Canzone per Iris
4. Desaparecido italiano
5. Il tuffatore dello Stari Most
6. Rosa del deserto
7. Blu oltremare
8. Telefonata a Putin
9. Canto dei bambini senza voce
Etichetta Ma.Ra.Cash
Durata 61’49”
Simone Cecchini (vocals, acoustic guitar) ● Alfio Costa (keyboards) ● Guglielmo Mariotti (bass) ● Simone Coloretti (guitars) ● Marco Freddi (drums)
L’affascinante mondo del rock progressivo è da sempre caratterizzato dalla presenza dei cosiddetti “super-gruppi”, ensemble costituiti da musicisti provenienti da band diverse e ben note agli appassionati. Negli anni ’70 tale pratica era riservata a grossi nomi, basti pensare a EL&P, Asia o U.K., che potevano contare su budget consistenti per incontrarsi e registrare, mentre in epoca moderna le tecnologie applicate alla musica consentono un po’ a tutti, con grande facilità, di registrare dischi con musicisti sparsi ai quattro angoli del pianeta.
Un bell’esempio di super-gruppo italiano, distribuito tra Lombardia, Toscana e Umbria, sono i Fufluns, composti da Simone Cecchini, cantante de Il Bacio della Medusa, Alfio Costa e Marco Freddi, rispettivamente tastierista e batterista dei Prowlers, Guglielmo Mariotti, bassista de La Bocca della Verità e Simone Coloretti, chitarrista degli Egoband.
La band, a distanza di cinque anni dal lavoro d’esordio SPAVENTAPASSERI, arriva alla pubblicazione di REFUSÈS dopo una lavorazione non certo semplice: i primi incontri per stendere il canovaccio dei nuovi brani risalgono infatti al 2017 e le registrazioni, effettuate a distanza, sono state realizzate in buona parte in piena pandemia. Se il lavoro d’esordio era un concept tipicamente prog, intriso di quello spirito cantautorale che caratterizza lo stile compositivo del frontman Cecchini (dalle cui idee musicali aveva preso il via tutto quanto), questo REFUSÈS vede invece un lavoro di scrittura collettivo. Dal punto di vista musicale siamo dalle parti di un prog energico, con venature hard (grazie anche allo stile chitarristico piuttosto aggressivo di Coloretti) in cui tuttavia non mancano aperture melodiche rilassate, talvolta anche acustiche, che costituiscono i momenti più drammatici ed emozionanti del lavoro.
Le liriche, interamente scritte da Cecchini, rappresentano probabilmente una delle vette della sua poetica e la vera ciliegina sulla torta di questo disco. Abbandonata la struttura concept e le tematiche fantasiose o metaforiche, i protagonisti del disco diventano i “rifiutati” (refusès, appunto), nove personaggi reali (con tanto di nome e cognome) o genericamente verosimili, legati a situazioni ricche di pathos e drammaticità, le cui vicende colpiscono l’ascoltatore come un pugno in faccia.
Lo sfruttamento dei bambini nelle miniere di diamanti, i desaparecidos cileni, le donne combattenti curde, la guerra nella ex Yugoslavia, gli omosessuali perseguitati in Cecenia, il dramma dei bambini Siriani sono alcune delle tematiche che Cecchini affronta con disarmante crudezza ma anche con la consueta sensibilità, rendendole definitivamente indelebili con splendide melodie vocali e un’interpretazione davvero degna delle migliori ugole che il prog italiano abbia mai prodotto.