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Pubblicato il Settembre 6th, 2016 | by Paolo Carnelli

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Edwin/Feliciati – Twinscapes (2014)

Tracklist
1. Shaken (5:56)
2. Alice (5:54)
3. In Dreamland (6:24)
4. Breathsketch (3:26)
5. Transparent (4:54)
6. i-Dea (6:01)
7. Conspiracy (7:06)
8. Perfect Tool (3:43)
9. Sparse (4:11)
10. Yugen (6:20)
11. Solos (6:38)

Etichetta RareNoise/CD

Durata 59’23”

Personell
Colin Edwin (Fretless and Fretted Basses, Ebows, Rhythm Programming, SuperEgo) ● Lorenzo Feliciati (Fretted and Fretless Basses, Keyboards, Guitar, Space Station). Special guests: Nils Petter Molvaer (Trumpet on Transparent and Sparse), Andi Pupato (Various Percussion and Metallics on tracks 4,6,10,11), David Jackson (Saxophones on i-Dea), Roberto Gualdi (Drums on Shaken and Perfect Tool)

Lorenzo Feliciati non smette mai di stupirci. L’avevamo lasciato in compagnia di Pat Mastelotto, Roy Powell e Graham Haynes nel supergruppo Naked Truth, e ora lo ritroviamo nientemeno che insieme a Colin Edwin, bassista di Porcupine Tree e Henry Fool: nella primavera del 2013 i due hanno infatti deciso di dare vita a Twinscapes, un progetto inedito, pieno di stimoli e di punti di domanda. Cosa può nascere dall’incontro tra due veri cultori delle frequenze basse? Saranno fiori o mazzate? Va subito detto che Lorenzo e Colin sono dei validi polistrumentisti, e quindi la tavolozza sonora che i due possono apparecchiare è tutt’altro che ristretta: in questo caso, con entrambi i musicisti a cimentarsi anche con la sei corde, è Feliciati a mettere le mani sulle tastiere, mentre a Edwin spetta il compito di programmare le ritmiche nei brani in cui non sono presenti percussionisti in carne e ossa. L’album è idealmente suddiviso in tre parti: dopo l’ottima Shaken, con Roberto Gualdi (PFM) a scandire il tempo di una sorta di electro reggae squarciato da una subdola melodia di basso distorto, le successive quattro tracce esplorano un mondo acquatico, sospeso, cinematografico. Una prima scossa arriva con l’entrata in scena dell’imprevedibile David Jackson, storico fiatista dei Van der Graaf Generator, che nella parte centrale di I-Dea si produce in un crescendo memorabile, pescando note dai suoi sassofoni come stelle cadenti dal cielo. Conspiracy e Perfect Tool sono i due brani più energici e ritmati: il primo, con i suoi pressanti contrappunti elettronici, risulterebbe perfetto come colonna sonora della nuova serie di 24; il secondo è invece la vera punta di diamante dell’album: intrecci serrati di batteria elettronica e acustica (ancora Gualdi), bassi fretless, timbales, preziose chitarre arpeggiate, la sagoma di Brian Eno che si materializza riportandoci agli esperimenti timbrici e ritmici con David Bowie e Talking Heads, senza dimenticare ovviamente i King Crimson di Discipline. Quando sembra che sia stato detto tutto, ecco a chiudere il cerchio altre tre lunghe e splendide composizioni che vanno a scavare in atmosfere nuovamente liquide e rarefatte: dialoghi tra basso(i) e tromba (Nils Petter Molvaer) in stile aurora boreale sul polo, arabeschi di e-bows… Yügen è il punto di equilibrio magicamente raggiunto e forse una Starless per il nuovo millennio, Solos una malinconica lettera di commiato. Si chiude qui, ma il bello di questo Twinscapes è che la percezione sembra cambiare ad ogni ascolto: le note prendono la forma della nostra anima e a noi resta il compito di decidere di volta in volta quale traccia indossare.

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