Pubblicato il Gennaio 5th, 2021 | by Paolo Formichetti
0Gösta Berlings Saga – Konkret musik (2020)
1. Släpad
2. Vinsta Guldklocka
3. Basement Traps
4. Close to Home
5. Konkret Musik
6. Closing Borders
7. To Never Return
8. Instrument VI
9. The Pugilist
10. A Fucking Good Man
11. Förbifart Stockholm
12. A Question of Currency
Etichetta Inside Out
Durata 43’18”
Rasmus Booberg (guitars) ● David Lundberg (Fender Rhodes, Mellotron, synthesizers) ● Gabriel Tapper (bass guitar, Moog Taurus pedals) ● Alexander Skepp (drums, percussion) ● Jesper Skarin (percussion)
I Gösta Berlings Saga sono una band svedese attiva sulla scena musicale fin dal 2006 e protagonista di cinque album strumentali di buon interesse artistico. I primi due in particolare, TID ÄR LJUD (2006) e DETTA HAR HÄNT (2009), proponevano un accattivante mix di prog vintage, psichedelia e folk nordico. Il punto più alto della loro discografia è rappresentato dal successivo GLUE WORKS (2011), in cui il quartetto si giovava dell’aggiunta di numerosi musicisti ospiti per ampliare ancor di più la tavolozza sonora. Dopo una lunga pausa, il quarto album, SERSOPHANE (2016) vedeva il ritorno della formazione base con un’inevitabile semplificazione delle trame sonore: al contempo le tracce strumentali si facevano più oscure e le tetre melodie si stratificavano in loop ossessivi che affiancavano sprazzi di elettronica al consueto ampissimo parco-tastiere. Con il quinto album, ET EX (2018) la band entrava nella scuderia Inside Out, rinnovando per due quarti l’organico e compattando ulteriormente la propria proposta musicale.
KONKRET MUSIC vede l’inserimento del percussionista Jesper Skakrin e un tangibile reindirizzamento verso una sorta di krautrock muscolare. I 12 brani, tutti di durata medio-breve, sono piuttosto schematici, le melodie semplici e spesso ripetute a lungo in maniera ipnotica e sequenziale, senza che un brano abbia la forza di imporsi all’attenzione rispetto agli altri, con il sound fortemente caratterizzato dall’utilizzo dei sintetizzatori e degli arpeggiatori vintage da parte di David Lundberg. Il disco scorre quindi come un tutt’uno e i riferimenti vanno dai Tangerine Dream ai Kraftwerk, dagli Ozric Tentacles in versione heavy agli Anima Morte, e quindi alle colonne sonore anni 80 dei Goblin e di Fabio Frizzi.
Il risultato è un assalto sonoro a tratti un po’ claustrofobico, a cui manca probabilmente qualche raggio di luce in grado di scalfire la schematica oscurità che pervade i brani e far rifiatare l’ascoltatore.