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Pubblicato il Giugno 29th, 2020 | by Ed Pisani

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Pat Metheny – From this Place (2020)

Tracklist

1. America Undefined
2. Wide and Far
3. You Are
4. Same River
5. Pathmaker
6. The Past in Us
7. Everything Explained
8. From This Place
9. Sixty-Six
10. Love May Take Awhile

Etichetta Nonesuch Records/CD

Durata 76’55”

Personell
Pat Metheny (guitar) ● Gwilym Simcock (piano) ● Linda May Han Oh (bass) ● Antonio Sanchez (drums) ● MeShell NdegeOcello (bass) ● Gregoire Maret (harmonica) ● Luis Conte (percussion) ● Hollywood Studio Symphony (orchestra)

Come la luce alla fine del tunnel di questo lockdown da pandemia. Una luce calda e inebriante che restituisce energia ed emozioni. Per questo ne parliamo, seppure alcuni mesi dopo l’uscita dell’album a fine febbraio, perché è doveroso segnalare il bellissimo lavoro, l’ennesimo, di Pat Metheny.

FROM THIS PLACE è molto metheniano, nel senso che avvicinandosi a precedenti esperienze riuscite con il Pat Metheny Group fino al 2005 circa, è ricco di atmosfere sonore note, dalla chitarra synth di Same river alla base ritmica di Sixty six che sembra citare quella della celebre Last train home. È il primo lavoro pubblicato dopo cinque anni di silenzio in studio – periodo in cui peraltro Pat ha suonato in tour mondiali senza quasi interruzione. Continua a circondarsi di nuovi talenti, che lo accompagnano e lo ‘studiano’ dal vivo e poi, in sala di incisione devono suonare senza provare, di getto, come voleva Miles Davis. Con lui Antonio Sanchez, batterista fidato e ormai del tutto intriso della ritmica metheniana, così come della sua lirica. I “nuovi” arrivi sono la fantastica Linda May Han Oh al contrabbasso (da seguire in Wide and Far e in Sixty six) e il pianista inglese Gwilym Simcock, un giovane talento che continua a dimostrare grande versatilità ma che deve ricordare che prima di lui ci fu il compianto Lyle Mays, un genio che pur mantenendo un profilo basso è stato parte integrante della creatività musicale del Nostro. Ospiti ulteriori sono Gregoire Maret all’armonica e Meshell Ndegeocello che canta nel brano che dà il titolo al disco. Inoltre, un’intera orchestra- la Hollywood Symphonic diretta da Joel McNeely – è stata “aggiunta” successivamente alle sessions registrate dal quartetto di base.

Metheny continua a farsi apprezzare per la sua originalità,che parte dallo studio e dall’amore per i classici del jazz, citiamo Wes Montgomery per tutti ripreso in Wide and Far, e che si è sviluppata con sonorità synth e ritmi intrecciati latini, fusion e talora più drammaticamente orchestrali. Un panorama sonoro ricco, intenso artisticamente e profondamente ispirato.

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