Pubblicato il Aprile 11th, 2020 | by Paolo Formichetti
0Telepath – Mental Mutations (2019)
01. Mourner’s Hill
02. To The Grave
03. Tormentor Of The Young
04. Tyrellian
05. No More Wishes
06. Race Into The Wasteland
07. Bad Machine
08. Escape From The Witch House
09. The Dark Blood Of Fate
10. Lullaby For Deep WatersLimina
Etichetta Apollon Records
Durata 41’32”
Jacob Holm-Lupo (keyboards, guitars, bass, loops, samples, programming) ● Pedro de La Rocque (lead guitar in track 8) ● Lars Fredrik Frøislie (mini moog in track 5)
Il legame tra il rock progressivo e la cinematografia horror è sempre stato piuttosto stretto, basti pensare alle celeberrime colonne sonore di numerosi film di Dario Argento composte dai Goblin (Profondo Rosso e Suspiria su tutti) o da Keith Emerson (Inferno), artisti di primissimo piano nel genere. Tale sodalizio è stato rinnovato nel 1988 dai Morte Macabre, band composta da membri di Anekdoten e Landberk, che nel bellissimo SYMPHONIC HOLOCAUST vollero coverizzare e omaggiare brani scritti da autori come Fabio Frizzi o Riz Ortolani per film più di nicchia come L’Aldilà di Lucio Fulci o Cannibal Holocaust di Deodato.
In tempi recenti si è assistito al moltiplicarsi di progetti similari che tuttavia non si sono limitati a realizzare cover ma hanno prodotto musica originale ispirata all’immaginario horror-gotico tipico dei film italiani di genere: basti pensare agli svedesi Anima Morte o agli italiani L’Albero del Veleno o Una Stagione all’Inferno. Ultimo in ordine di tempo giunge il norvegese Jacob Holm-Lupo, chitarrista e compositore ben noto ai prog fan per essere il leader dei White Willow, con il progetto Telepath. Chiariamo subito che non si tratta di una band in quanto il poliedrico musicista norvegese ha realizzato il disco in perfetta solitudine, occupandosi di tutti gli strumenti. Le dieci composizioni che compongono quest’opera, interamente strumentali tranne l’inquietante No More Wishes, contengono indubbiamente rimandi all’horror-prog prima menzionato ma esplorano anche ambiti più variegati contenendo richiami a doom metal, hard rock, psichedelia, musica elettronica. Il feeling dell’album è, come facilmente immaginabile, cupo, ansiogeno, permeato di atmosfere malsane e inquietanti. Inutile analizzare i singoli brani: il disco scorre come un unico mortifero magma sonoro in odor di zolfo ed è altamente probabile che potrà essere apprezzato soprattutto da chi ama muoversi tra le coordinate sopra indicate.