Pubblicato il Luglio 5th, 2019 | by Roberto Paravani
0The Winstons – Smith (2019)
1. Mokumokuren
2. Ghost Town
3. Around the Boat
4. Tamarind Smile / Apple Pie
5. A Man Happier than You
6. Not Dosh for Parking Lot
7. The Blue Traffic Light
8. Blind
9. Impotence
10. Soon Everyday
11. Sintagma
12. Rocket Belt
Etichetta Tarmac/CD
Durata 41’23”
Enrico Gabrielli (keyboards, woodwind, drums, vocals) ● Roberto Dell’Era (bass, classical & 12-string guitars, piano, vocals) ● Lino Gitto (drums, keyboards, vocals) ● Mick Harvey (vocals on A Man Happier than You) ● Richard Sinclair (vocals on Impotence) ● Nic Cester (vocals on Rocket Belt) ● Rodrigo D’Erasmo (strings on Around the Boat) ● Federico Pierantoni (trombone on Tamarind Smile / Apple Pie)
I tre fratelli Winstons – Enro, Rob e Linnon – nella realtà non sono fratelli e si chiamano Enrico Gabrielli (Calibro 35, ex Afterhours, ex band di PJ Harvey e mille altri progetti), Roberto Dell’Era (Afterhours) e Lino Gitto (Ufo). Debuttano nel 2016 con un caledoscopico e bizzarro lavoro che ottiene un clamore probabilmente superiore alle aspettative. L’album esce in vari formati tra cui LP e musicassetta (avete letto bene) e mostra un gruppo totalmente immerso in suoni, melodie, cori, afrori tipici degli anni a cavallo tra i 60 e 70, a metà strada tra Londra e Canterbury, devoto alla psichedelia dei primi Pink Floyd e al prog di Caravan e Soft Machine. Di lì a poco un divertentissimo e consigliato live e un 45 giri (avete letto ancora bene) con una cover degli Stranglers: Golden Brown.
Poi, solo pochi mesi fa, una gradita sorpresa: i Winstons in compagnia degli Esecutori Di Metallo Su Carta, pubblicano una riuscita (ancora!) rivisitazione di QUADRI DI UN’ESPOSIZIONE di Modest Musorgskij attingendo sia alla partitura originale sia agli arrangiamenti e ai testi usati da ELP in PICTURES AT AN EXHIBITION del 1971.
Ed eccoci alfine a questo “secondo album”, che sin dall’aspetto mostra e ripropone tutte le caratteristiche del fortunato esordio: la copertina ad opera dell’artista giapponese Gun Kawamura, stessi suoni caratterizzati dall’uso di strumenti dell’epoca, quasi totale assenza di chitarre, stesso approccio divertito e irriverente, stessa modalità di scrittura, stessi ritornelli manco fossimo nel ’68. Ma le idee, le canzoni, per nostra fortuna, sono realmente nuove e il pericolo “già-sentito” è al fine scongiurato.
Per la cronaca e a detta degli autori, il nome dell’album deriva da Winston Smith, il protagonista del romanzo 1984 di George Orwell, ma è anche un gioco di pronuncia sul Mito dei The Winstons: The Winston’s Myth. Indipendentemente dal titolo, il menu dell’album prevede pietanze coloratissime cotte mischiando ingredienti stagionati quali beat, psichedelia, prog canterburiano e velati da una appena percettibile spolverata di ELP. Non mancano illustri ospiti quali l’ex Caravan Richard Sinclair e l’ex Bad Seeds Mick Harvey anche se a spiccare su tutti è Nic Cester dei Jet nella conclusiva e travolgente Rocket belt.