Pubblicato il Marzo 24th, 2019 | by DDG
0You Tell Me – You Tell Me (2018)
Tracklist
A
1. Enough To Notice
2. Get Out Of The Room
3. Foreign Parts
4. Water Cooler
5. Springburn
6. No Hurry
B
1. Clarion Call
2. Jouska
3. Invisible Ink
4. Starting Point
5. Kabuki
Etichetta: Memphis Industries
Durata: 35’ 45’’
Personnel Sarah Hayes (vocals, flute, keyboards, Hammond organ, piano, saxophone) ● Peter Brewis (vocals, bass, drums, drums programming, guitar, keyboards, percussions, piano) ● featuring David Brewis (drum samples, mastering, mixing assistant) ● Phil Hague (drums) ● Kevin Brolly (clarinet) ● Ed Cross, Ele Leckie, Josephine Montgomery, Chrissie Slater (strings)
A pochi mesi dall’ottimo OPEN HERE (2018) dei Field Music guidati col fratello David, disco che già seguiva a stretto giro la produzione di HONEY & TAR (2017) per la corale di famiglia delle Cornshed Sisters, l’iperattivo Peter Brewis è di nuovo nei negozi e in tour con un progetto ancora diverso: You Tell Me è una partnership creativa vera e propria, stavolta con la cantante e autrice Sarah Hayes degli scozzesi Admiral Fallow, che condivide composizioni e arrangiamenti col polistrumentista di Sunderland.
Ai primi ascolti, YOU TELL ME (2018) sembra classificabile tra gli altri progetti collaterali dei due fratelli, che si muovono in aree contigue o sovrapponibili all’art-pop della band madre: la rilassatezza delle miniature richiama il periodo Pet Sounds dello stupendo PLUMB (2012), con gli archi e il piano a guidare e arredare, spesso nell’assenza di batteria e basso. E nei passaggi più pop, dove la voce è quella di Brewis (come la potenziale hit Water Cooler, o la Starting Point messa spiritosamente quasi in coda alla scaletta), se non si pensa ai Field Music del capolavoro TONES OF TOWN (2007), il riferimento può diventare al più la prima sortita parallela del nostro, il disco solista mascherato THE WEEK THAT WAS (2008).
Ma quando col tempo emergono brani come la toccante Springburn o il minimalismo inscatolato di Invisible Ink (che riassume in 3 minuti un’intuizione pop su cui aveva giocato anche Andy Partridge, tra i numi tutelari dei Brewis), si percepiscono colori che la Hayes ha aggiunto alla tavolozza, che vanno oltre le armonie costruite sulla sua (bella) voce: la leggerezza della prima Kate Bush (percettibile nelle melodie ariose di Clarion Call, ma anche nello spirito dell’ironico video del singolo Foreign Parts), e la capacità di spostare l’intensità, rendendo cruciali momenti normalmente accessori (come la coda di Hammond di Get out of the room, o la base circolare giocata tra piano e archi del finale lirico di Jouska).
YOU TELL ME si colloca a qualche sfumatura significativa di distanza dal pop da camera di Field Music e parenti, e sulla distanza colpisce per la qualità delle composizioni e degli arrangiamenti: senz’altro uno dei vertici nella articolata discografia della famiglia Brewis.