Pubblicato il Marzo 16th, 2019 | by Antonio De Sarno
0Francesco Di Giacomo – La parte mancante (2019)
1. In quest’aria
2. Il senso giusto
3. Emullà
4. La parte mancante
5. Luoghi comuni
6. Insolito
7. In favore di vento
8. Lo stato delle cose
9. Quanto mi costa
10. 4 parti
Etichetta Sprea Music/Vinile
Durata 37’35”
Francesco Di Giacomo / voce, testi ● Paolo Sentinelli / musiche
“In quest’aria ferma che scopre il malessere di essere male”. Comincia così, intenso e diretto, il disco che “ci mancava” del tanto compianto Francesco Di Giacomo. Perché che mancasse qualcosa lo immaginavamo, ma ancora non sapevamo come immaginarlo. E così non possiamo non rimanere sorpresi. La puntina viaggia sul vinile e parte l’incedere preciso di Il Senso Giusto, che cresce lentamente e si dimostra essere un brano bellissimo, quasi orchestrale, con il cuore incentrato sul pianoforte di Paolo Sentinelli come quasi tutti gli altri. Emullà ci spiazza con il suo narrato teatrale su una base elettronica movimentata e frizzante, quasi techno: indefinibile, impossibile da ingabbiare in un genere, in una metrica. Francesco riesce a sorprenderci ancora e capiamo, nel giro di pochi minuti, che possiamo davvero aspettarci di tutto da questo album. E ci ricordiamo, all’improvviso, che lui era veramente ‘nato libero’. Anche il lirismo puro di Luoghi Comuni, la canzone più lunga del disco, ci da molto su cui riflettere. “Ieri è passato da poco, ma è un passato remoto…” “Faccio un atto di coraggio, mi nascondo in questo abbraccio…” “Questo sole fa rumore, ci vorrebbe più calore…” Ogni frase colpisce per la profondità del pensiero messo in musica, per la già citata libertà espressiva, fuori da ogni genere, da ogni tentativo di omogeneizzazione.
Insolito è una ballata sospesa, così come la title track, per voce e piano, che ci lasciano a bocca aperta per la loro naturalezza e gusto. Lo Stato Delle Cose è una delle migliori interpretazioni di Francesco di sempre, con un crescendo da brividi. Basta chiudere gli occhi e farsi sopraffare da “guarda che bella neve, quanta ce n’è, e sotto questa neve, che neve nera c’è, tu guarda come viene, guarda quanta ce n’è, come se fosse neve…” Pura poesia a cui segue una bella invettiva che si fa chiamare Quanto Mi Costa, tra denuncia e inquietudine esistenziale, stemperata nella coda orchestrale mai invadente, ma assolutamente misurata come se dovesse, in qualche modo, dare un senso al testo della prima parte.
Tanto altro si potrebbe dire e tanto altro verrà detto su questa Parte Mancante, ma preferiamo fermarci qui perché questo è un disco importante, diventato, suo malgrado, il testamento spirituale di un grande uomo e artista e, come tale, appartiene a tutti coloro che vorranno conoscerlo e, infine, amarlo. Amarlo anche solo attraverso l’elettricità, che ha registrato, preservato e infine restituito la sua voce, con tutta la sua poesia. Impariamo ad ascoltare le ultime parole di un amico che non c’è più, senza distrazioni. Forse, chissà, troveremo anche noi la nostra “parte mancante”.