Pubblicato il Febbraio 14th, 2019 | by Simone Ercole
0The Neal Morse Band – The Great Adventure (2019)
CD 1 (Act I)
Chapter 1
1. Overture
2. The Dream Isn’t Over
Chapter 2
3. Welcome To The World
4. A Momentary Change
5. Dark Melody
6. I Got To Run
7. To The River
Chapter 3
8. The Great Adventure
9. Venture In Black
10. I Got To Run
11. Beyond The Borders
CD 2 (Act II)
Chapter 4
1. Overture 2
2. Long Ago
3. The Dream Continues
4. Fighting With Destiny
5. Vanity Fair
Chapter 5
6. Welcome To The World 2
7. The Element Of Fear
8. Child Of Wonder
9. The Great Despair
10. Freedom Calling
11. A Love That Never Dies
Etichetta Radiant Records/CD
Durata 113’47”
Neal Morse (keyboards; guitars; voice) ● Eric Gillette (guitar; voice) ● Bill Hubauer (organ; piano; synthesizer; voice) ● Randy George (bass; bass pedals; voice) ● Mike Portnoy (drums; voice) ● Chris Carmichael (strings) ● Amy Pippn (backing vocals on A Love That Never Dies) ● Debbie Bresee (backing vocals on A Love That Never Dies) ● April Zachary (backing vocals on A Love That Never Dies) ● Julie Harrison (backing vocals on A Love That Never Dies)
A poco più di due anni da THE SIMILITUDE OF A DREAM, la Neal Morse Band ritorna con un lavoro che riprende proprio da dove il predecessore ci aveva lasciati. THE GREAT ADVENTURE è infatti un effettivo seguito del precedente, continuandone la storia e presentandosi come un’ideale estensione di un percorso stilistico ormai tipico dei progetti più “progressivi” ad opera di Neal Morse.
Tutti gli elementi caratterizzanti del suo sound sono presenti, con la consueta alternanza tra momenti di puro prog iper-tecnico, ariose e memorabili melodie e qualche momento più leggero per bilanciare il tutto. Ben un’ora e tre quarti di musica che prosegue il racconto di SIMILITUDE, basandosi ancora su The Pilgrim’s Progress di John Bunyan. La durata è la stessa dell’album precedente, ma qui la musica non scorre in un unico corso (se si esclude l’ovvio stacco a metà, trattandosi di un doppio album) e viene suddivisa in due atti con al loro interno cinque capitoli, che si possono vedere come altrettante suite, tre nel primo e due nel secondo. Questo da un lato rende THE GREAT ADVENTURE un po’ meno scorrevole del suo predecessore, ma dall’altro aiuta a l’ascoltatore a digerire la notevole mole di musica che gli viene riversata addosso. Il tutto è introdotto dalla consueta Overture, forse un po’ troppo lunga e meno efficace di quella dell’album precedente, che però già fa intendere quale sarà la sensazione predominante durante l’ascolto di questo lavoro: il deja vu.
Chi segue Neal Morse nei suoi vari progetti non potrà non notare una costante e continua riproposizione di una sorta di formula in ogni suo album, e THE GREAT ADVENTURE non fa certo eccezione. Se da un lato sono comprensibili e azzeccati i richiami e le reprise di temi dell’album precedente, dall’altra può lasciare un po’ interdetti la decisione di ricalcarne passo passo anche la struttura. Là dove c’era The City Of Destruction ora c’è Welcome To The World, là dove c’era la magnifica The Ways Of A Fool ora c’è Hey Ho Let’s Go, là dove c’era The Breath Of Angels ora c’è Beyond The Border, e così via. Insomma non è così difficile, anche ad un primo ascolto, prevedere dove l’album abbia intenzione di andare a parare musicalmente, pur offrendo abbastanza nuovi “temi”, spesso ricorrenti, da giustificarne l’esistenza.
Se si è in grado di sorvolare sul “more of the same”, o addirittura, perché no, di apprezzarlo, ci si trova davanti a un album che, seppur con il consueto forte rischio di risultare un po’ troppo lungo, sfodera brani dall’indubbio fascino. Il tema di A Love That Never Dies, riproposto in svariate occasioni in diverse vesti, è semplicemente magnifico, così come tutta la sezione finale dell’album a partire da The Great Despair, le occasionali sfuriate strumentali che spezzano i brani come in A Momentary Change, l’intelligente leggerezza di Vanity Fair; molto bella anche Dark Melody, che vanta un’intensa interpretazione di Morse alla voce e la potentissima Fighting With Destiny. Il tutto è corredato da arrangiamenti molto densi tipici dei lavori di Morse, un misurato e azzeccato tocco teatrale nell’interpretazione dei testi, una magnifica produzione e la felice scelta di dividere le parti vocali tra Neal stesso, Eric Gillette, Bill Hubauer e, in misura minore, Mike Portnoy, sia da solisti che in potenti armonizzazioni. Importantissimi oltretutto i contributi di tutti i membri, al di là della forte impronta di colui che dà anche il nome alla band, sia a livello compositivo che esecutivo, confermandosi dunque come una formazione estremamente bilanciata e versatile.
In definitiva, THE GREAT ADVENTURE è forse un lavoro che non aggiunge molto ad una carriera già lunga e costellata di ottimi album, in particolar modo dopo il magnifico disco precedente, che dalla sua aveva anche una narrazione della storia decisamente più riuscita e comprensibile, ma che tutto sommato riesce nel non facile compito di tenere il passo e di rivelarsi un ascolto perlomeno piacevole.