Pubblicato il Gennaio 26th, 2019 | by Paolo Carnelli
0Blackfield – Open Mind The Best of Blackfield (2018)
1. Blackfield
2. Family Man
3. Open Mind
4. 1,000 People
5. Oxygen
6. Hello
7. Once
8. How Was Your Ride?
9. Waving
10. From 44 to 48
11. Pain
12. October
13. Faking
14. Dissolving With the Night
15. End of the World
Etichetta Kscope/CD
Durata 58’36”
Steven Wilson / lead vocals, guitars, keyboards ● Aviv Geffen / lead vocals, lead guitar, keyboards ● Tomer Z / drums, percussion ● Seffy Efrati / bass ● Eran Mitelman / piano, keyboards
Novembre 2000. I Porcupine Tree approdano per la prima volta in Israele. Il mini tour di tre date è organizzato da un giovane e intraprendente musicista israeliano, Aviv Geffen. I dettagli vengono messi a punto in un caffè di Camden, a Londra, durante un incontro con il leader della band, Steven Wilson: è in quell’occasione che Geffen sottopone al musicista inglese anche il demo di una sua canzone, chiedendogli se fosse interessato a scrivere il testo e a registrare le parti vocali. La canzone si intitola Open Mind e sancisce di fatto l’inizio della collaborazione tra Geffen e Wilson nonché la nascita del progetto Blackfield, anche se il primo omonimo album vedrà la luce solo quattro anni dopo. Da quel momento a oggi sono accadute molte cose: i Porcupine Tree si sono sciolti, Steven Wilson ha avviato una brillante carriera solista e i Blackfield hanno pubblicato ben cinque album in studio, a testimonianza della solidità del legame tra i due musicisti. In realtà un piccolo passaggio a vuoto in questi quindici anni c’è stato, quando tra il 2009 e il 2015 Wilson è stato distolto dai Blackfield a causa dei suoi tanti impegni, ma con il recente BLACKFIELD V (2017) l’artista inglese sembra essere tornato al posto di comando.
OPEN MIND raccoglie quindici brani tratti dalla discografia della band, con una netta prevalenza per il materiale proveniente dal primo, secondo e ultimo lavoro del gruppo e, conseguentemente, per quello di matrice più wilsoniana. La logica del progetto è molto semplice: dedicarsi all’arte di creare canzoni pop da tre o quattro minuti di durata, caratterizzate da belle melodie vocali e armonie strumentali, arrangiamenti curati, orchestrazioni e produzione di alto livello. Detto così non sembrerebbe niente di nuovo o di trascendentale. Eppure alla ricetta appena snocciolata manca un ingrediente segreto: la capacità di Wilson di instillare nei vari brani una dose misurata di malinconia e inquietudine, di concedersi nel pur limitato tempo a disposizione all’interno di ogni traccia dei momenti di devianza, delle svolte armoniche e timbriche impreviste, capaci di rendere le composizioni felicissime all’ascolto e sorprendenti pur senza essere sconvolgenti. Come quando in Pain fa improvvisamente capolino un organo lisergico che sembra essere uscito da A SAUCERFUL OF SECRETS dei Pink Floyd, o quando proprio alla fine di Open Mind la sezione acustica si dischiude in una serie di aperture orchestrali da brividi.
Lo scarno booklet, pur riportando opportunamente la paternità e la provenienza di ogni traccia, purtroppo non si sofferma sui musicisti che hanno contribuito alla realizzazione dei brani. Vale quindi la pena ricordare il piano stellare di un ispiratissimo Mike Garson, che rende unica e “post beatlesiana” una ballad intimista come October, la batteria dei due ex Porcupine Tree Gavin Harrison e Chris Maitland in un paio di brani e la produzione di Trevor Horn (Oxygen) e Alan Parsons (How Was Your Ride?) in altre due tracce.
Per chi ancora non conosce i Blackfield o non ha mai avuto modo di approfondirne la discografia, OPEN MIND rappresenta sicuramente un ottimo punto di partenza: lo spirito del progetto si ricollega almeno in parte ai fasti di SIGNIFY e i quindici brani selezionati non conoscono cadute, risultando tutti di ottimo livello e pienamente in linea con gli ambiziosi obiettivi fissati in fase progettuale.