Pubblicato il Novembre 13th, 2018 | by DDG
0Bob Drake – L’isola dei lupi (2018)
1. Isola Dei Lupi
2. Howling Courtyard
3. Hollowfang’s Tower
4. Villa Dell’Orsata
5. Saint Marten’s
6. Spotty Under The Trees
7. Ycnarr’s Rock Collection Pleached Path To The Cliff
8. The Bridge To Nowhere
9. Sleepy Critter
10. The Endless Silent Rain
11. Cereal And When
12. On The Chemistries Of The Defensive Sprays Of The Spotted And Striped Skunks
13. Psychic Photography
14. Supplement To The Ritual
15. The Ascension Of Greyfoot Badger
16. Isola Dei Lupi Reprise
Etichetta:Morphius Records/ReR MegaCorp
Durata 38’ 45’’
Personnel
Bob Drake (all vocals and instruments) ● Ned “Rhubarb” Wilkinson (tuba on The Bridge to Nowhere) ● Sergio Amadori (Italian speaking voice on Isola dei Lupi)
Per chi lo aveva perso di vista dai tempi degli impegnativi e bellissimi dischi sperimentali incisi con Thinking Plague, Hail e 5UU’s, le opere solistiche del polistrumentista Bob Drake saranno una sorpresa, piacevole quanto spiazzante: il gusto prog spigoloso dell’artista statunitense si è negli anni stemperato in una forma di pop bizzarro e personalissimo. I riferimenti avant-garde, che davano ombre sinistre anche alle melodie più rasserenate dell’amica Susanne Lewis, hanno lasciato da tempo il posto a echi quasi barrettiani, e a pastorali che richiamano il ramo meno frenetico della famiglia Cardiacs (Sea Nymphs, William D. Drake); e nei momenti più pop, per attitudine a miniature e autoironie, vengono in mente addirittura i conterranei They Might Be Giants.
Il tourbillon dei sedici brevi quadretti di L’isola dei lupi rende difficile afferrare al primo ascolto un’immagine complessiva: se la scrittura resta personale e riconoscibile, Bob Drake è comunque eclettico e difficile da rinchiudere in una definizione semplice. I 39 minuti di salti tra linee e ritmi inusuali lasciano però da subito il ricordo di tante armonie riuscite, rimaste vagamente in testa: e quando il disco termina, si finisce per premere nuovamente play, per cercare di recuperare qualche frammento di una scaletta molto più densa di quanto la sua leggerezza apparente faccia trasparire.
Emigrato da tempo dagli USA, Bob Drake ha registrato anche questo disco nel suo studio francese, dedicandosi in solitudine a registrare tracce e tracce di voci e strumenti disparati: il titolo in italiano, come il libro di foto di fontane dell’Occitania che accompagna l’edizione limitata ReR, sottolinea quanto sia ormai europeo il suo immaginario, che ha trovato casa da qualche parte tra il folk psichedelico inglese di Villa dell’Orsata, i carillon felliniani di Saint Marten’s e il beat deviante di Bridge to Nowhere. L’intensità della musica si contrappone spesso a testi surreali (il trattato sulla composizione dei repellenti delle diverse razze di puzzole – sic! – di On The Chemistries Of The Defensive Sprays Of The Spotted And Striped Skunks, le memorie vaghe di un programma TV forse solo sognato in Cereal and When), con uno spirito pop cui la bella confezione curata da Joe Mruk rende pienamente giustizia.