Pubblicato il Ottobre 30th, 2018 | by Paolo Formichetti
0Una Stagione all’Inferno – Il Mostro di Firenze (2018)
1. Novilunio
2. La ballata di Firenze
3. Nella notte
4. Lettera anonima
5. Interludio macabro
6. L’enigma dei dannati
7. Serial Killer Rock
8. Il dottore
9. Plenilunio
Etichetta Black Widow
Durata 55’00”
Fabio Nicolazzo (guitars & vocals) ● Laura Menighetti (keyboards & vocals) ● Roberto Tiranti (bass) ● Marco Biggi (drums) ● Pier Gonella (guitars) ● Paolo Firpo (sax) ● Kim Schiffo (cello) ● Laura Sillitti (violin) ● Daniele Guerci (viola).
L’esordio discografico della band genovese Una Stagione all’Inferno risale al 1999 quando una loro cover del tema principale dello sceneggiato “L’amaro caso della baronessa di Carini” venne inserita in una compilation dedicata agli horror italiani degli anni ’70 (E TU VIVRAI NEL TERRORE, edita da Black Widow). Il gruppo era allora guidato da Fabio Nicolazzo (voce e chitarra) e Laura Menighetti (voce e tastiere) e vedeva, tra gli altri membri, la presenza al basso di Diego Banchero, della prog band Il Segno del Comando. Una serie di vicissitudini impedì la realizzazione di ulteriori produzioni discografiche e il gruppo rimase in una sorta di stand by per diverso tempo fino a quando i due leader, Nicolazzo e Menighetti, ripresero in mano le redini del progetto con l’idea di realizzare un concept album di matrice dark prog dedicato alla tenebrosa tematica del Mostro di Firenze. Ora, dopo anni di lento e meticoloso lavoro di scrittura e di attenta selezione dei musicisti, il concept vede alfine la luce e viene pubblicato dalla Black Widow, etichetta sempre molto attenta a questo tipo di sonorità ed atmosfere.
Il disco si avvale della partecipazione di una nutrita schiera di artisti: Marco Biggi (batteria, ex Rondò Veneziano), Roberto Tiranti (basso, in forza ai Labyrinth), Pier Gonella (chitarra, ex Labyrinth, Mastercastle, Necrodeath), Paolo Firpo (sassofono), Kim Schiffo (violoncello), Laura Sillitti (violino) e Daniele Guerci (viola). Come era facile prevedere il disco è, sia dal punto di vista musicale che per quanto riguarda i testi, un vero e proprio viaggio allucinato nella follia di una mente malata. Le tematiche oscure e morbose vengono infatti perfettamente trasposte in parole e musica con evidenti richiami ai grandi nomi che hanno firmato mitiche colonne sonore degli horror italiani anni ’70. Accanto agli ovvi riferimenti alle partiture dei Goblin (in certi momenti di Novilunio o Nella notte sembra di ascoltare brani tratti dalla soundtrack di “Tenebre”), fanno capolino echi di Frizzi o del Keith Emerson di “Inferno”, specialmente nelle lunghe parti strumentali. Quando invece interviene il cantato le influenze si fanno ancor più variegate: la splendida Ballata di Firenze dopo una lunga intro strumentale sfodera un cantato e una linea melodica che richiamano la dolente malinconia di Ivan Graziani; Lettera anonima ricorda i grandissimi Diaframma, L’enigma dei dannati sembra un pezzo dei Baustelle se mai questi ultimi decidessero di darsi al prog.
Le tracce si susseguono in un grandioso crescendo di emozioni e pathos, reso ancor più grande da azzeccati quanto inquietanti sample ambientali: passi, scricchiolii, pioggia, frinire di grilli, grida di dolore, nenie infantili di argentiana memoria, e persino estratti da telegiornali dell’epoca o dichiarazioni processuali. Il singolo Serial killer rock spezza un po’ l’intenso flusso di emozioni in quanto le sue sonorità gotich metal non si armonizzano alla perfezione col resto dell’opera. Ma per fortuna le cose si risollevano immediatamente con Il dottore e Plenilunio che chiudono alla grande un disco veramente molto ispirato.