Pubblicato il Ottobre 8th, 2018 | by Lorenzo Barbagli
0Twenty Four Hours – Close – Lamb – White – Walls (2018)
CD1
1. 77 (7:34)
2. Broken Song (6:18)
3. Embryo (5:44)
4. What Use? (3:50)
5. All the World Needs is Love (6:41)
6. Intertwined (7:05)
7. Urban Sinkhole (10:00)
CD2
1. Adrian (6:18)
2. Supper’s Rotten (15:24)
3. The Tale of the Holy Frog (4:34)
4. She’s Our Sister (6:49)
5. What Use? (Acoustic) (3:51)
Etichetta Musea Records-Velut Luna/CD
Durata CD1: 47’12” – CD2: 36’56”
Marco Lippe (drums, percussion, vocals) ● Paolo Lippe (lead vocals, keyboards, occasional bass & electric guitars, programming, virtual drums) ● Antonio Paparelli (acoustic & electric guitars) ● Paolo Sorcinelli (bass) ● Elena Lippe (lead and backing vocals) ● With: Blaine Reininger (lead vocals, violin) ● Steven Brown (sax) ● Andrea Valfrè (Hammond organ)
Dagli anni ’80 ad oggi i Twenty Four Hours hanno portato avanti una carriera trentennale nell’undreground progressivo italiano tra pause e ripartenze. Riuniti ufficialmente nel 2014 e tornati a produrre musica nel 2016 con LEFT-TO-LIVE, i Twenty Four Hours affrontano il loro sesto album in studio come un progetto ambizioso: un doppio album che fin dal titolo, CLOSE – LAMB – WHITE – WALLS, si dichiara ispirato ai quattro album “bianchi” più significativi della storia del rock ovvero CLOSER dei Joy Division, il WHITE ALBUM dei Beatles, THE WALL dei Pink Floyd e THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY dei Genesis. Come band progressive è quasi naturale che l’ispirazione privilegi gli ultimi due gruppi, anche se non nell’ambito degli album citati, grazie ad un sound con forti connotazioni psichedeliche ed elettroacustiche già palesate nel singolo Adrian, brano dedicato allo scomparso frontman dei The Sound.
Ma cercando di dispiegare un filo comune, l’opera è come se volesse sottintendere un fragilissimo legame che allo stesso tempo univa e divideva progressive rock e punk, dato che gli album presi a modello, sebbene pubblicati in annate differenti, rappresentano, ognuno a proprio modo, una fase di transizione musicale, un crocevia artistico che poteva accogliere al proprio interno concetti stilistici contrapposti. CLOSE – LAMB – WHITE – WALLS in questo è disseminato di piccoli indizi e citazioni a partire dai titoli 77, anno simbolo della nascita del punk, o la suite Supper’s Rotten che mette insieme Genesis e Sex Pistols. La musica comunque, con un certo retrogusto per il neoprog anni ’90, non abbandona mai la strada principale della psichedelia floydiana ai quali viene dedicata anche la cover di Embryo in una versione ipnotica e con una ritmica marziale che pare prelevata da Easy Money dei King Crimson. L’altra cover presente invece, in ben due interpretazioni, è What Use? dei Tuxedomoon, scelta quasi doverosa visto il coinvolgimento di Steven Brown su Intertwined e Blaine Reininger su All the World Needs is Love. Per chi ha apprezzato e apprezza ancora oggi la nostalgia del neoprog i Twenty Four Hours saranno un gradito ritorno.