Pubblicato il Settembre 27th, 2018 | by Roberto Paravani
0Yes – Live At The Apollo (2018)
1. Intro / Cinema / Perpetual Change
2. Hold On
3. I’ve Seen All Good People
4. Lift Me Up
5. And You & I
6. Rhythm of Love
7. Heart of the Sunrise
8. Changes
9. Long Distance Runaround / the Fish
10. Awaken
11. Make It Easy / Owner of a Lonely Heart
12. Roundabout
Etichetta Eagle Vision/Blu-ray
Durata 118’35”
Jon Anderson (vocals, guitar, harp) ● Trevor Rabin (guitar, vocals) ● Rick Wakeman (keyboards) ● Lee Pomeroy (bass) ● Louis Molino III(drums)
Il mesto crepuscolo della “famiglia” Yes vede oggi la pubblicazione di un nuovo prodotto che va ad aggiungersi alla già sterminata videografia della band… o DELLE band, dato che il livello di litigiosità tra i vari membri del gruppo ha portato a un patetico scisma e alla conseguente formazione di ben due gruppi che girano il mondo sotto la stessa gloriosa insegna.
LIVE AT THE APOLLO documenta (quasi) fedelmente lo show tenutosi il 25 marzo del 2017 a Manchester, ed è il primo passo “ufficiale” della formazione che vede riuniti Jon Anderson, Rick Wakeman e Trevor Rabin. Una formazione assai insolita visto che Wakeman e Rabin, oltre che avere una visione completamente diversa del suono degli Yes (sinfonico il primo, rock il secondo), hanno in passato suonato insieme solo dal vivo e solo in occasione dello Union Tour. A quanto pare però durante quei giorni tra i due è sbocciata una forte amicizia, di quelle che ti fanno dichiarare: “presto faremo qualcosa insieme”. E così dopo oltre 25 anni la promessa si è finalmente concretizzata con la benedizione di Anderson, ovvero colui che nel bene e nel male è la vera anima degli Yes, oltre ad esserne stato il fondatore insieme al povero Chris Squire.
Ai tre va dato merito per la scelta dei comprimari: evitando la tentazione di chiamare qualche vecchia gloria bollita o qualche ex alunno anonimo, convocano una micidiale sezione ritmica formata dai giovani Louis Molino III e Lee Pomeroy, vero emulo di Squire. Nel confronto inevitabile con l’altra formazione, quella capitanata da Steve Howe e Alan White, questa ne esce decisamente meglio: è più tecnica, ha una sezione ritmica più brillante, e dispone del vero e unico cantante degli Yes, anche se va doverosamente sottolineato come nei pezzi dell’era seventies la chitarra di Rabin risulti un po’ troppo cafona mentre nei pezzi degli anni ottanta le tastiere di Wakeman eccedano spesso in inutili orpelli.
La delusione, feroce, arriva dalla scaletta che contiene solo ed esclusivamente classici, sentiti e risentiti già in mille dischi e video, anche se con un minimo di variazione negli arrangiamenti. I nostri non sembrano aver voglia di rischiare alcunché: nessun brano nuovo, nessun brano minore, nessuna sorpresa. Soppressi in fase di editing gli assoli di basso e batteria e Sunshine of Your Love dei Cream, che in quel tour era diventata una sezione di Owner of a Lonely Heart.
Il concerto è disponibile in vari formati: DVD, Blu-ray, doppio CD, triplo LP, download audio e video. Fortemente consigliato il formato video, oggetto di questa recensione: belle immagini, bei colori, un montaggio molto agile ma mai frenetico. Deludente invece il mix audio nel quale il boato del pubblico è lasciato costantemente entrare e uscire durante i pezzi: una scelta incomprensibile e fastidiosa.