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Pubblicato il Agosto 20th, 2018 | by Pierluigi Romagnoli

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Thumbscrew – Ours (2018)

Tracklist
1. Snarling Joys
2. Saturn Way
3. Cruel Heartless Bastards
4. Smoketree
5. Thumbprint
6. One Day
7. Rising Snow
8. Words That Rhyme With Spangle (Angle Bangle Dangle Jangle Mangel Mangle Strangle Tangle Wangle Wrangle)
9. Unconditional

Etichetta Cuneiform/CD

Durata 55’54”

Personell
Michael Formanek (bass) ● Tomas Fujiwara (drums) ● Mary Halvorson (guitar)

Difficilmente un lupo che perde peli ma non vizi, si fa incantare dalla prima novità, dal primo nome. Ma debbo ammettere che il fattore donna è un elemento di rinascita per la musica contemporanea sia rock che jazz, altrimenti povera di contenuti nuovi, sinceri e progressivi. Il trio Thumbscrew, rappresenta una proposta assai stimolante per chiunque volesse allargare i propri orizzonti e volesse ascoltare dei contenuti definibili (a ragion veduta) nuovi. Eterogeneo per età e formazione musicale, Thumbscrew non lo è affatto per obiettivi. Anzi è chiaro che la direzione presa da Mary Halvorson (chitarra), Michael Formanek (contrabbasso) e Tomas Fujiwara (batteria) fin dall’omonimo debut album del 2014 è assolutamente distante da quella seguita dal nuovo soul-jazz americano della costa occidentale, rispetto al quale risulta ancor più anticonvenzionale. La miscela sonora ideata dal gruppo sembra poter esplodere da un momento all’altro. E la Halvorson ne è il detonatore. Basti pensare all’incedere progressivo e vagamente gotico negli arpeggi della chitarrista in Smoketree, o alla sghemba Words that rhyme with spangle, che in alcuni passaggi è debitrice del Jim Hall più sperimentale. Ma ciò che realmente avvolge l’intero lavoro, è l’ombra di Ornette Coleman. Dissonanze e melodie si susseguono, si fondono e si alternano, in un gioco assai intrigante, non cervellotico, ma altresì entusiasmante. 

E’ nel meraviglioso intro di Cruel heartless bastard che chi è meno avvezzo rischia di perdersi. Un giro accelerato e poi rallentato, quindi sopraffatto fino allo sfinimento, ma incredibilmente vicino ad un sound di respiro alternative, se non underground. Comunque sempre vicini agli estremi, senza tuttavia mai superare il limite dell’autocompiacimento, del suonare solo per se stessi. Suonano per divertirsi e per cercarsi (a proposito il batterista è un mago nel trovare soluzioni percussive innovative). Altrove Mary si lancia in soli stranissimi, interstellari, quasi lisergici e degni di cavalcate ben note a molti fricchettoni di vecchia data.

Ho lasciato per ultimo e di proposito, il brano di apertura: un gioiello assoluto. Un fantastico pezzo a passo di ballo del quale potete gustare il contenuto nel relativo video. Qui il ruolo altrove democraticamente diviso in tre del leader, viene preso dalla Halvorson che senza tanti complimenti sembra già mandare in soffitta i vari Marc RibotFrisell. Ora c’è lei, con la sua meravigliosa personalissima tecnica. Cercate in rete i suoi video educational, in cui ci spiega come arrivare (col duro lavoro) al risultato che ascoltate in questo splendido album.

PS: OURS si intitola così perché contiene esclusivamente brani scritti dai tre musicisti. Ma è già disponibile un altro lavoro intitolato THEIRS contenente brani altrui, di cui spero a breve di darvi conto…

 



 

 

 

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