Isole

Pubblicato il Agosto 25th, 2016 | by Paolo Carnelli

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Jacob Holm-Lupo (White Willow, Opium Cartel)

I dieci dischi dell’isola deserta di JACOB HOLM-LUPO, chitarrista e fondatore dei White Willow, band norvegese che è stata tra i pilastri del nuovo rock progressivo degli anni ‘90. Dal 2009 Holm-Lupo ha iniziato anche un nuovo progetto solista con inclinazioni art rock e electro pop sotto il nome di The Opium Cartel. Tra i musicisti con cui ha collaborato ci sono Tim Bowness, Mattias Olsson, Ellen Andrea Wang, Venke Knutson, Rhys Marsh e Rachel Haden. Inoltre, insieme al tastierista Lars Fredrik Frøislie, ha fondato l’etichetta indipendente Termo Records che si occupa della pubblicazione di alcuni artisti scandinavi come Wobbler, Rhys Marsh, Tusmørke e, naturalmente, White Willow. More info: www.whitewillow.infowww.theopiumcartel.comhttp://termo.myshopify.com


WIND & WUTHERING – Genesis (1977)
Genesis was my first true musical love, they were the band that set me on the path to becoming a musician myself. I love pretty much all of their albums, and the absolute favorite varies from week to week. But the album that encompasses most of the things I love about the band – the grand, orchestral sound, the amazing, inscrutable chord progressions, the shifts in texture, the forays into fragile, pastoral folk sounds and the absolutely incredible musicianship – would be Wind & Wuthering. “One for the Vine” is one of the most beautifully composed and perfectly realized pieces of music I know of. This record has such a wide span, from Steve Hackett’s gorgeous classical guitar on “Blood on the Rooftops” to Phil Collins’ ferocious fusion drumming on “Wot Gorilla I Genesis sono stati il mio primo vero amore dal punto di vista musicale, sono stati il gruppo che mi ha spinto a diventare io stesso un musicista. Mi piacciono tutti i loro dischi, e la prima posizione nelle mie preferenze è occupata ogni settimana da un titolo diverso. Però se c’è un album che racchiude gran parte degli aspetti  che amo nella musica dei Genesis – le sonorità piene, orchestrali, le splendide e imprevedibili progressioni armoniche, i cambi di atmosfera, gli intermezzi più fragili e pastorali e l’incredibile talento musicale – quell’album è Wind & Wuthering. “One for the Vine” è uno dei brani musicali più belli e più riusciti che conosca. E’ un disco che ha una grande varietà sonora: si va dalla incantevole chitarra acustica di Steve Hackett in “Blood on the Rooftops” al drumming marcatamente fusion di Phil Collins in “Wot Gorilla

SECRET TREATIES – Blue Öyster CultBlue Öyster Cult (1974)
Next to Genesis there is no band I listen more to than Blue Öyster Cult. Again, a band where I love every single album, and where picking a favorite is almost hopeless. But their most consistently amazing record is without a doubt Secret Treaties. It is a deep, deep record that reveals new layers with every listen, even 30 years after I first bought it. The lyrics are mysterious, ambivalent, clever and funny. The songwriting is stellar, just listen to the epic “Flaming Telepaths” or the sublimely beautiful “Astronomy“, and every musician gives his everything, from Buck Dharma’s ornate guitar playing that shifts from Sabbath-like riffing to jazzy noodling in a second, to the one of a kind rhythm section of Albert and Joe Bouchard. A perfect album Dopo i Genesis, il gruppo che ascolto di più sono i Blue Öyster Cult. Anche in questo caso mi piacciono tutti i loro dischi ed è quasi impossibile per me sceglierne uno solo. Ma il loro disco più rappresentativo è senza dubbio Secret Treaties. E’ un album profondo, profondissimo, che rivela nuovi strati ad ogni ascolto, anche dopo 30 anni da quando l’ho acquistato per la prima volta. I testi sono misteriosi, strani, intelligenti e divertenti. La qualità delle composizioni è stellare, basta ascoltare l’epica “Flaming Telepaths” o la sublime “Astronomy“… tutti i musicisti danno il massimo, a partire dalla chitarra deliziosa di Buck Dharma che è capace di passare in un secondo dai riff alla Black Sabbath al fraseggio jazz, fino alla insostituibile sezione ritmica costituita da Albert e Joe Bouchard. Un disco semplicemente perfetto

UK – UK (1978)
UK’s debut album was in some ways the pinnacle of prog. Along with Bruford’s first 2 albums, this was as far as “traditional” prog could go. After this it was pretty much downhill. Not that prog after this was bad, but the fire and invention went out. UK carries forward the intensity of the Wetton era of King Crimson but ups the ante both with Eddie Jobson’s unbelievable chops and his otherwordly synthscapes, as well as with Allan Holdsworth’s supersonic fusion guitar. And they did all this without forgetting about songwriting. Wetton/Jobson were a fantastic songwriting team, and some of the melodies here are astonishingly beautiful. AND, this is the ultimate Yamaha CS80 album Il primo album degli UK è stato in un certo senso il canto del cigno del progressive rock. Insieme ai primi due album solisti di Bruford, rappresenta il punto più estremo rispetto al prog “tradizionale”, e dopo è stato un calo costante. Non è che poi tutto fosse da buttare, ma si era ormai persa quella voglia di sperimentare. Gli UK si alimentano con l’intensità dei King Crimson del periodo con Bruford e Wetton, ma alzano il tiro grazie alle incredibili capacità tecniche di Eddie Jobson e ai suoi synth stellari, e alla chitarra supersonica di Allan Holdsworth. In tutto questo, non è che manchino le canzoni: Wetton e Jobson erano un team micidiale, e alcune melodie contenute in questo disco sono semplicemente stupende. In più, questo è il disco principe per gli amanti dello Yamaha CS80.

RED – King Crimson (1974)
What can I say about Red that hasn’t already been said? If UK’s debut was the last stage of prog’s evolution, Red is the archetype that made UK possible. As far as prog rock goes, I don’t know if Red has ever or will ever be bettered. “Starless” is certainly the greatest song that progressive rock has ever produced – a song so great that the mind is scarcely able to fathom it Che cosa si può aggiungere su Red che non sia stato già detto in precedenza? Se il primo disco degli UK è stato l’ultimo stadio dell’evoluzione del prog, Red è l’archetipo che ha reso possibile un album come quello degli UK. Sinceramente non so se qualcuno in ambito prog riuscirà mai a realizzare un disco migliore di Red. Quello che so è che “Starless” è la più bella canzone che il progressive rock ha mai prodotto, una canzone così immensa che la mente umana quasi non riesce ad afferrarla appieno

POWER WINDOWS – Rush (1985)
This is a record that resonates very deeply with me. I have a deep emotional connection with it. I listened to it as I was coming of age, moving from the world of children to the world of young adults. It somehow seems to describe the mystery, awe and slight fright you feel when you are about to step into a bigger, wider world than you have previously known. I love everything about it. The songs are amazing – “Mystic Rhythms” is possibly the greatest Rush song ever, the synth textures are lush and ethereal and more than anything the atmosphere is so rich on this record. Too bad they never recaptured the magic of albums like this and Moving Pictures in their later works. I really miss the synth-heavy Rush Questo è un disco che risuona in me in maniera molto profonda ogni volta che lo ascolto, è come se ci fosse un profondo legame emotivo. Lo ascoltavo in un momento di crescita, mentre diventavo adulto. In qualche modo sembra poter descrivere il senso di mistero, meraviglia e un po’ di paura che si provano quando si è sul punto di entrare in un mondo più grande di quello in cui si è vissuti fino a quel momento. Mi piace tutto di questo album. Le canzoni sono fantastiche – “Mystic Rhythms” per me è il miglior pezzo dei Rush di sempre. Le parti di synth sono piene ed eteree al tempo stesso e l’atmosfera complessiva è estremamente ricca. E’ un peccato che i Rush non abbiano più ricreato la magia di album come questo o come Moving Pictures nei loro lavori successivi. Mi mancano i sintetizzatori nei Rush

GAUCHO – Steely Dan (1980)
Pure pop perfection. Steely Dan’s last classic album was also their best, in my opinion. Every song is polished to perfection, and the choice of musicians is a stroke of genius. Some people find Steely Dan too slick, but for me the subversiveness of Fagen/Becker’s lyrics and the dark, sinister undertone in Fagen’s vocal delivery balances the polished nature of the music perfectly. I also have to mention that Jeff Porcaro’s best ever drumming is on this album. A great talent that was taken from us too soon La perfezione pop allo stato puro. L’ultimo album degli Steely Dan prima dell’interruzione della loro attività per me è anche il migliore in assoluto. Ogni canzone è limata fino alla perfezione, e la scelta dei musicisti ospiti è geniale. Alcuni dicono che gli Steely Dan sono troppo leccati, ma secondo me il potenziale sovversivo dei testi di Fagen e Becker e la cupezza, quasi sinistra, nel cantato di Fagen bilanciano perfettamente la pulizia della parte musicale

MASTER OF PUPPETS – Metallica (1986)
This might be a bit of a generic and unexciting choice for a desert island disc. But Master of Puppets blew me away when I first heard it. When it came out I had no interest or faith in the music of the day at all. I was only interested in 70s music and didn’t think that anything interesting would ever happen in rock again. I realized I was wrong when I heard this album. To me this was more a rebirth of progressive than the neo progressive bands of the day. This music had contrast, light and shade, mystery, drama and musicianship just like my dusty old prog albums. I wore this album out back in the day, and every riff is lodged in my brain to this day Probabilmente questa suonerà come una scelta un po’ strana per la mia isola… ma Master of Puppets mi ha letteralmente sdraiato quando l’ho ascoltato per la prima volta. All’epoca l’unica musica che ascoltavo era quella degli anni 70, e non pensavo che potesse esserci ancora qualcosa di interessante in ambito rock. Mi resi conto che mi sbagliavo. Per me questo album incarna maggiormente la rinascita del prog rispetto a qualsiasi altro disco new prog. I pezzi hanno dinamiche, luce e buio, mistero, drammaticità e musicalità come i vecchi vinili prog. Ho consumato questo disco, ogni suo riff è incastonato nella mia testa

THE VIRGIN SUICIDES – Air (2000)
At the dawn of the new millennium a lot of interesting things were happening in music, post-OK Computer. Air was a band that I was already into after their excellentMoon Safari, but their soundtrack to The Virgin Suicides really had me hooked, and assured me that the 2000s would be a good time for music. There’s a lot of prog influence on this album, but mostly it captures the melancholy, slightly tragic but also romantic atmosphere of the book and the movie perfectly. Just a thoroughly gorgeous listen Verso la fine dello scorso millennio, accaddero un sacco di cose interessanti, dopo Ok Computer in pratica. Già consocevo gli Air per il loro ottimo Moon Safari, ma la loro colonna sonora di The Virgin Suicides mi ha veramente conquistato, e mi ha rassicurato sulla qualità musicale del nuovo millennio. E’ un album parecchio prog, ma soprattutto in grado di catturare perfettamente l’atmosfera malinconica, tragica e anche romantica del fil e del libro da cui è tratto. Veramente un tripudio di ascolto

HATS – The Blue Nile (1989)
This is such a beautiful, sad and emotionally intense album that I can only listen to it once in a while. It is an astonishing collection of simple but brilliantly composed pop songs that get me every time I hear them. The stark simplicity of the arrangements, with the Linn Drum, the forlorn synth chords and the muted guitars, fit Paul Buchanan’s heart-wrenching melodies perfectly Un album bellissimo, triste e intenso che riesco ad ascoltare solo una volta ogni tanto. E’ una raccolta di semplici ma brillanti canzoni pop che mi conquistano ogni volta che le ascolto. Gli arrangiamenti sono scarni, con la Linn Drum, gli accordi di synth e le chitarre stoppate che si accoppiano perfettamente con le melodie struggenti cantate da Paul Buchanan

THE ROTTER’S CLUB – Hatfield and The North (1975)
When I discovered Canterbury music, it was such a breath of fresh air. No airy-fairy nonsense or gothic mellotron chords. The Rotter’s Club is a strangely light-hearted and cheerful record, but still with its dose of melancholy, as in Richard Sinclair’s pretty ballad “It Didn’t Matter Anyway“. I love everything about this record – Dave Stewart and Phil Miller are eminently melodic soloists, and Stewart’s harmonic sensibility is unique. Add to that Sinclair’s nimble bass and full, beautiful voice, and Pip Pyle’s jazzy and propulsive drums, and you have a winner! Quando ho scoperto la scena di Canterbury, per me è stata una vera boccata di aria fresca. Niente personaggi incantati o accordi di mellotron dal sapore gotico. The Rotter’s Club è un disco soprendentemente leggero e divertente, ma ha i suoi momenti malinconici, come nella ballata “It Didn’t Matter Anyway” di Richard Sinclair. Mi piace tutto in questo disco – Dave Stewart e Phil Miller sono dei solisti molto melodici, e Stewart ha una sensibilità armonica unica al mondo. Aggiungici il basso agile di Sinclair e la sua voce calda, oltre alla batteria jazzata e inventiva di Pip Pyle, e hai un colpo da maestro!

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