Pubblicato il Aprile 26th, 2018 | by Antonio De Sarno
0Tangekanic – Hotel Cantaffordit (2018)
1. A Spark in The Aether
2. Doctor Livingstone (I Presume)
3. God, The Universe and Everything Else Nobody Cares About
4. Sanctuary in Music
5. Two Rope Swings
6. Steer by the Stars
Etichetta Reingold Records/CD
Durata 77’24”
Jonas Reingold (bass, Taurus pedals and vocals) ● Andy Tillison (keyboards and Vocals) ● Luke Machin (guitar and vocals) ● Goran Edman (vocals) ● Steve Roberts (drums)
Una tournée organizzata con più di un pizzico di follia e incoscienza, segnata dalla defezione lampo di Marie Eve De Gaultier, che avrebbe dovuto occupare il ruolo di seconda tastiera e voce come aveva fatto nell’ultimo disco in studio dei Tangent, e da una marea di problemi burocratici che hanno quasi causato l’annullamento della sezione americana del tour. HOTEL CANTAFFORDIT racconta l’avventura live dei Tangekanic, ibrida creatura musicale composta da alcuni componenti di Karmakanic e The Tangent, gruppo che abbiamo avuto la fortuna di vedere allo scorso Festival Veruno 2+1 con la presenza anche di Theo Travis.
Il titolo del disco la dice lunga, un gioco di parole che trasforma il celebre Hotel California nell’Hotel “che non abbiamo i soldi per pagare”. Jonas Reingold, bassista senza pari, avrebbe dovuto occuparsi della post-produzione del disco, uscito per la sua etichetta personale, ma è stato chiamato da Steve Hackett e così Andy Tillison si è trovato a gestire le registrazioni da solo.
Veniamo al dunque, il disco. Un set energico, sicuramente lontano dalla perfezione che si raggiunge in altre circostanze. A Spark in The Aether apre le danze con il suo newprog sgangherato da terzo millennio, quasi una chiamata alle armi per la musica “nuova” che si vorrebbe, ma è il secondo brano, lo strumentale Dr Livingstone (I Presume) che ci fa ricordare perché i Tangent sono riusciti dove tanti altri gruppi hanno fallito: dodici minuti di terrificante prog-jazz-rock in cui ciascun musicista si ritaglia un ruolo, anche se va assolutamente riconosciuta la prodigiosa bravura alle sei corde di Luke Machin, vero guitar hero del gruppo.
Quindi ineccepibile il successivo God, The Universe and Everything Else Nobody Cares About (con Goran Edman alla voce) e Two Rope Swings, grezza ma vitale in questa nuova veste. Una menzione speciale per l’unico pezzo inedito del disco, Sanctuary in Music, scritta da Andy alla fine dell’estate, di getto dopo il massacro di Los Angeles (e il Manchester Arena e Bataclan…): una toccante ballata per voce e piano che raggiunge il suo apice con trenta secondi di silenzio per ricordare le vittime degli attentati prima di riprendere, questa volta con il gruppo al completo. SI chiude con un’ultima incursione nel repertorio Karmakanic e Jonas che ricorda ai presenti che ‘non ci arrenderemo mai’.
Se siete fan dei due gruppi in questione, procuratevi questo disco/documento del concerto del New Jersey di fine ottobre 2017. Fotografa la difficoltà e la gioia dell’essere al mondo in questo 2018 e rischia di essere irripetibile.