Pubblicato il Gennaio 12th, 2018 | by Lorenzo Barbagli
0The Dear Hunter – All Is As All Should Be (2017)
1. The Right Wrong
2. Blame Paradise
3. Beyond the Pale
4. Shake Me (Awake)
5. Witness Me
6. All Is As All Should Be
Etichetta Cave and Canary Goods/CD
Durata 24’58”
Casey Crescenzo / lead vocals, piano, organ, electric & acoustic guitars, percussion, orchestrations) ● Rob Parr (guitar, organ) ● Maxwell Tousseau (acoustic & electric guitars) ● Nick Sollecito (bass, double bass, synth) ● Gavin Castleton (keyboards, backing vocals) ● Nick Crescenzo (drums, percussion, backing vocals)
La prolificità di Casey Crescenzo è veramente impressionante, soprattutto se si tiene conto della qualità delle sue uscite. L’improvviso annuncio, di punto in bianco, di una nuova produzione a firma The Dear Hunter è motivo di un’ulteriore sorpresa: questa volta si tratta di un EP che spezza di nuovo la narrazione dell’epopea degli ACT, come in passato ha fatto MIGRANT, spiazzando coloro che si aspettavano una continuità con l’imminente conclusione del sesto capitolo. Nel comunicato che accompagna ALL IS AS ALL SHOULD BE si scopre però qualcosa di altrettanto particolare, e cioè che nella sua realizzazione sono stati coinvolti anche fan e amici della band, come in una sorta di sessione di scrittura aperta. Per chi volesse saperne di più, la storia dietro le quinte della produzione è narrata qui, ma sinteticamente diciamo che i The Dear Hunter sono stati accolti durante il tour di ACT V da sei persone differenti con le quali hanno realizzato altrettanti brani.
Lo stile della band rimane naturalmente intatto e invariato e la recensione di ALL IS AS ALL SHOULD BE potrebbe essere simile ad altre scritte in passato. Anche se qui non si parla della saga messa in piedi con gli ACT (virtualmente conclusa), ma di una collezione di sei tracce dalla durata di meno di venticinque minuti, il risultato (eccellente) è più o meno il medesimo. Come una versione condensata di MIGRANT e THE COLOR SPECTRUM, ALL IS AS ALL SHOULD BE fa in tempo a esporre tutta la poetica e l’estetica musicale di Casey Crescenzo, ricordandoci quale sopraffino arrangiatore egli sia. In più, nonostante i collaboratori si riconoscono i vari caratteri della sua scrittura che vanno dal folk al prog, dal musical al psichedelia pop degli anni ’60. Beyond the Pale e Shake Me (Awake), non a caso collegate tra loro, risplendono di una piena lucentezza acustica, orchestrale e polifonica, così come i primi due singoli Blame Paradise e The Right Wrong mostrano una carica che riporta agli episodi più marcatamente rock di ACT IV e ACT V. Witness Me è ancora più esplicita nel riassumere tali aspetti, accennando una natura da ballata acustica per aggiungere una strumentazione più ampia che spazia dall’elettronica con accenni alla retrowave, fino a ciò che sembra un omaggio al prog inglese nella coda finale. La perfetta conclusione della title-track, un requiem blues moderno, è il suggello a un altro capitolo importante della storia di questa band.