Pubblicato il Settembre 6th, 2017 | by DDG
0William D. Drake – Revere Reach (2015)
1. Distant Buzzing
2. In Converse
3. Lifeblood
4. Be Here Steryear
5. A Husk
6. The Blind Boy
7. Clack Dance
8. Heart Of Oak
9. The Catford Clown
10. Liferaft
11. Castaway
12. Revere Reach
13. Orlando
Etichetta Onomatopeia
Durata 45′ 35”
William D. Drake (Vocals, Keyboards) ● Andrea Parker (Vocals) ● James Larcombe (Keyboards, Vocals) ● Richard Larcombe (Guitars, Vocals) ● Nicola Baigent (Saxophones, Flute, Clarinet) ● Jon Bastable (Bass) ● Stephen Gilchrist (Drums)
“Non si esce mai davvero dai Cardiacs“, ha dichiarato lo stesso William D. Drake qualche tempo fa: e giunto al quinto album solista, nel perfezionare la formula del pop pastorale che con l’orchestra dei suoi così detti amici aveva messo a fuoco con THE RISING OF THE LIGHTS (2011), l’ex-tastierista-dei-Cardiacs dà più spazio all’influenza dell’antico leader Tim Smith che a quelle dei tanti artisti di ambito prog (Peter Hammill, Gentle Giant, i primi Genesis) o “pop obliquo” (Syd Barrett, Robyn Hitchcock) cui viene usualmente paragonato. Musica arcadica e progressive, con piano e suoni acustici ad armonizzarsi secondo uno stile molto inglese, che vive naturalmente anche l’intreccio con altre forme artistiche: come la poesia anglosassone, classica e moderna, citata o tradotta in forma di canzone in molti dei titoli (come già fatto in precedenza per esempio con Mike Drayton in Paradox e James Joyce in Homesweet Homestead Hideaway), o la pittura dei dipinti di Orlanda Broom, utilizzati per la bella copertina.
Distant Buzzing apre l’opera evocando nel suono e nel buffo video i Cardiacs più scherzosi, con un profluvio di parole anomalo per il laconico Drake; e forse questo richiamo fa brillare di più gli echi del folk straniato di Sea Nymphs e Mr & Mrs Smith & Mr Drake nella sognante In converse, che precede il manifesto di Lifeblood, tra i vertici del disco. Giù il cappello davanti alla melodia!, canta qui Andrea Parker: ed è proprio la melodia la cifra di Drake, che nel gruppo era contrapposta alla frenesia ritmica di Smith, e oggi viene declinata in tante forme diverse, dal cantato angelico sul carillon di Be here steryear a quello innodico di The blind boy. Nelle esibizioni dal vivo si intuisce quanto il consolidamento della band con i due Stars in Battledress James e Richard Larcombe e con la cantante Andrea Parker abbia contribuito alla definizione del suono, efficace nei vari colori di Drake, con i toni teatrali di Orlando e The Catford Clown che brillano come le malinconie di Revere Reach e Castaway.
Don’t hesitate to show spontaneity! , recita sempre Lifeblood: e REVERE REACH suona così, spontaneo, anche nell’originalità delle sue anomalie ben dissimulate. Se è vero che non si esce mai davvero dai Cardiacs, William Drake ha ormai trovato il modo per trasformare quelle entusiasmanti antiche frenesie in qualcosa di altrettanto avvincente, ma diverso e melodioso. Hats off to melody!