Pubblicato il Luglio 31st, 2017 | by Lorenzo Barbagli
0Miriodor – Signal 9 (2017)
1. Venin
2. Peinturé Dans Le Coin
3. Transit De Nuit À Jakarta
4. Portrait-robot
5. Déboires À Munich
6. Chapelle Lunaire
7. Cryogénie
8. Passage Secret
9. Gallinule D’Amérique
10. Douze Petites Asperges
11. Le Ventriloque Et Le Perroquet
Etichetta Cuneiform/CD
Durata 51’55”
Bernard Falaise (guitares, claviers, table tournante) ● Pascal Globensky (claviers, synths, piano) ● Nicolas Lessard (basse, contrebasse, claviers) ● Rémi Leclerc (batterie, percussions, électroniques)
Generalmente quando una band decide di cambiare pelle musicale, questo può essere il frutto di due tipi distinti di scelte: una consapevole e determinata solamente dalla voglia di esplorare nuove idee, oppure un’altra forzata dagli eventi legati ai mutamenti di organico e dalla necessità di reimpostare l’economia sonora del gruppo. Nella loro storia quasi trentennale i canadesi Miriodor si sono trovati a sperimentare varie sfaccettature del progressive strumentale proprio grazie a quest’ultima alternativa, dovuta alle aggiunte o defezioni all’interno della line-up originale, che comunque ha sempre ruotato attorno al duo Globensky/Leclerc. Ma, d’altro canto, l’opzione non deve essere mai stata molto difficile da perseguire, vista la malleabilità trasversale e la versatilità con le quali i Miriodor hanno percorso realtà alternative come RIO, zeuhl, post rock e fusion.
Lo stesso titolo del nuovo album, SIGNAL 9, spiega la band, è da interpretarsi come un segnale per un viaggio che li ha portati dal trio del precedente COBRA FAKIR all’attuale quartetto con l’ingresso di Nicolas Lessard al basso. La preparazione stessa per il materiale di SIGNAL 9 ha portato a un cambio di prospettiva per il modus operandi dei Miriodor, che sono ritornati spesso sui vari brani scambiando sezioni e aggiungendo parti improvvisate. Un lavoro di montaggio che funge quasi da metafora per le difficoltose partiture che suonano infatti come un gioco ad incastri. I brani non risultano così un’unità che si sviluppa in divenire, ma piuttosto un susseguirsi di momenti legati comunque da un sound omogeneo che mette in rilievo le cellule tematiche ordite dal piano elettrico e dai solismi ruvidi della chitarra.
Aggiungendo la perizia strumentale dei Gentle Giant alla tavolozza sonica dei King Crimson, i Miriodor ci consegnano il loro album più oscuro, una sensazione che si rafforza anche grazie al ricorso alle dissonanze seminate in quasi ogni pezzo. In tutto questo, il contrasto tonale sembra essere vero il tema portante di SIGNAL 9.