Pubblicato il Agosto 13th, 2016 | by Roberto Paravani
0Anthony Phillips – Private Parts & Pieces XI – City Of Dreams (2012)
1. City of Dreams I
2. Piledriver
3. King of the Mountains
4. Coral Island
5. Astral Bath
6. City of Dreams II
7. Air & Grace
8. Mystery Train I
9. Tuscan Wedding
10. Sunset Pools
11. Sea & Sardinia
12. Watching While You Sleep
13. Night Owl
14. The Deep
15. City of Dreams III
16. Mystery Train II
17. Star’s End
18. Desert Flower
19. Night Train to Novrogod
20. Sea of Tranquility
21. 39 Steps
22. Lake of Fire
23. Realms of Gold
24. City of Dreams IV
25. Days of Yore
26. Across the Steppes
27. Act of Faith
28. Grand Master
29. Mystery Train III
30. Anthem for Doomed Youth
31. The Homecoming
Etichetta Voiceprint/CD
Durata 56’44”
Anthony Phillips (guitars and keyboards)
L’undicesimo capitolo della serie Private parts & pieces è strutturato in 31 frammenti sonori molto brevi, idee appena abbozzate, la più lunga delle quali non arriva ai 4 minuti; ma il dato rilevante è che ce ne sono ben 20 sotto i 2 minuti e addirittura 5 che non arrivano al minuto. Le registrazioni sono relativamente recenti, visti gli standard del nostro, e risalgono agli ultimi 8 anni; nel corso di questo lasso di tempo, Ant ha messo da parte tutti quei brani che non erano adatti al suo lavoro per la tv per poi riprenderli in mano di recente ed editarli con Pro-Tools, uno degli strumenti software più sofisticati per l’elaborazione e la produzione digitale: una modalità di lavoro mai adottata sinora e che sembra averlo soddisfatto. L’album è interamente composto e suonato da Ant e impostato quasi totalmente sulle tastiere elettroniche; poche chitarre, poco piano, pochissime percussioni sintetiche. Novità clamorosa, in King of the mountains compare una chitarra elettrica. I titoli dei brani danno quasi il senso di un viaggio (reale o fantastico?) alla scoperta di luoghi (‘lago di fuoco’) e regioni (‘matrimonio in Toscana’, ‘mare e Sardegna’) meravigliose (‘isola di corallo’) ma anche serene (‘mare di tranquillità’) forse alla ricerca della ‘città dei sogni’ del titolo, sino all’ultimo capitolo che si intitola ‘ritorno a casa’. Un viaggio drappeggiato di tessiture elettroniche morbide e avvolgenti, nulla a che vedere con l’elettronica dura e martellante di 1984, il primo e più conosciuto approccio di Phillips all’elettronica. Qui dominano atmosfere tenui e rarefatte, acquerelli malinconici e viene quindi rispettata la visione onirica propria di tutta la serie Private parts & pieces, vale a dire una collezione di album fatti in solitudine e con un dispendio minimo di risorse economiche. Una serie che nonostante questi limiti, continua ad entusiasmare noi (pochi) fan.