Pubblicato il Agosto 11th, 2016 | by Roberto Paravani
0The Who – Endless Wire (2006)
1. Fragments
2. A Man In A Purple Dress
3. Mike Post Theme
4. In The Ether
5. Black Widow’s Eyes
6. Two Thousand Years
7. God Speaks, of Marty Robbins
8. It’s Not Enough
9. You Stand By Me
10. Sound Round
11. Pick Up the Peace
12. Unholy Trinity
13. Trilby’s Piano
14. Endless Wire
15. Fragments Of Fragments
16. We Got A Hit
17. They Make My Dream Come True
18. Mirror Door
19. Tea & Theatre
Etichetta Polydor/CD
Durata 58’42”
Roger Daltrey (lead vocals) ● Pete Townshend (guitars, vocals, bass, drums, keyboards, violin, banjo, mandolin, drum machine) ● Lawrence Ball (electronic music) ● Ellen Blair (viola) ● John Bundrick (Hammond organ, backing vocals) ● Jolyon Dixon (acoustic guitar) ● Rachel Fuller (keyboards) ● Peter Huntington (drums) ● Gill Morley (violin) ● Vicky Matthews (cello) ● Billy Nicholls (backing vocals) ● Pino Palladino (bass) ● Stuart Ross (bass) ● Zak Starkey (drums) ● Simon Townshend (backing vocals) ● Brian Wright (violin)
Dopo 24 anni la musica riparte: Baba O’Riley! Eh? Calma è solo una citazione: “Sì, la somiglianza era intenzionale – spiega Townshend. Ho voluto proprio che l’apertura evocasse Who’s Next, l’album che la gente ha considerato il nostro migliore”. Mica male come termine di paragone. Il progetto si compone di ben 19 tracce. Le prime 9 hanno origini ed intenti diversi: alcune sono state ispirate dalla visione di Passion di Mel Gibson (Man in a purple dress, Two thousand years), mentre gli altri 10 brani si basano su una novella dello stesso Townshend (The boy who heard music) che narra di tre ragazzi di etnie e religioni diverse i quali ottengono il successo tramite il Web. Tutto ovviamente è composto da Townshend anche se circolano leggende circa due pezzi di Daltrey scartati e di altri due registrati con Entwistle al basso pure questi scartati dal despota; è invece certo che gli unici due Who ancora vivi non si siano mai incontrati in sala di registrazione e forse, visti i rispettivi caratteri, è stata una scelta giusta. Il pregio maggiore del disco è che gli Who non rifanno gli Who degli anni 70 ma allo stesso tempo non tentano neanche una improbabile quanto sciagurata riconversione a ritmi e suoni tipici di questi nostri miserabili tempi moderni. E per fortuna evitano un disco sovraprodotto. Così Endless wire è un album diretto, dominato dalla chitarra acustica ma ancora rock. E non aspettatevi canzoni flaccide e mollicce. Daltrey zoppica ma ringhia ancora e lavora sui toni e sui colori con movenze alla Tom Waits (In the ether). No. Non è Who’s Next. E non vale Who’s Next. Ma è un magnifico album e mostra un gruppo ancora ambizioso. “La famosa frase ‘Spero di morire prima di diventare vecchio’ l’ho scritta riferendomi ad uno stato d’animo e non ad una età particolare. E oggi penso esattamente la stessa cosa: ‘Spero di morire prima di diventare vecchio!’”. Grande Pete.