Pubblicato il Gennaio 3rd, 2017 | by Lorenzo Barbagli
0Deus Ex Machina – L’avanguardia italiana
Il primo e più rilevante gruppo progressive italiano ad emergere negli anni ‘90. I Deus Ex Machina nascono a Bologna nel 1985: la prima formazione è composta da Alberto Piras (voce), Luigi Ricciardiello (tastiere), Alessandro Porreca (basso), Mauro Collina (chitarra), Alessandro Bonetti (violino) e Marco Matteuzzi (batteria), anche se durante la sua storia la band ha cambiato più volte pelle, evolvendosi, senza che ciò arrecasse grossi traumi alla propria proposta musicale (foto Luigi Savino, courtesy of Cuneiform Records).
GLADIUM CAELI (Kaliphonia, 1991) – La prima cosa che colpisce del disco sono i testi cantati in latino, una peculiarità che si confermerà anche nei successivi lavori del gruppo. La seconda è la voce potente di Alberto Piras, subito paragonata, in ambito prog, a quella di Demetrio Stratos, anche se in realtà i vocalizzi di Piras sembrano più simili alle vette acute di interpreti rock come Robert Plant e Ian Gillian. La stessa musica di GLADIUM CAELI, pur avendo come fine il progressive rock, parte da premesse legate all’hard rock: le lunghe digressioni strumentali, ad esempio, inglobano al loro interno la sensibilità delle jam improvvisate del rock blues di Led Zeppelin e The Allman Brothers Band. Caratteristiche particolarmente presenti su brani come Expergi e Arbor, che inizia come una ballad e prosegue come una cavalcata da rock sudista americano. Dialeghen mantiene la stessa atmosfera, ma con degli interventi solisti ancora più incendiari. Con la sua forza velleitaria di unire progressive rock, blues e fusion, Gladium Caeli rappresenta un esordio sorprendente che posiziona immediatamente i Deus Ex Machina al centro dell’attenzione del nuovo prog italico.
DEUS EX MACHINA (Kaliphonia, 1992) – Sotto un certo punto di vista, con il secondo omonimo album i DEM già cambiano direzione (oltre che batterista: Claudio Trotta al posto di Matteuzzi), rivolgendosi con maggiore attenzione al progressive rock, ma ancora in modo originale e personale. Archiviate le straripanti jam di Gladium Caeli, il gruppo si concentra su una scrittura asciutta ma avventurosa, essenziale ma camaleontica. Si può parlare propriamente di fusion progressive di fronte a Vacuum e alla possente title-track, così come per i mosaici rigorosi di Lo Stato delle Cose. La componente hard rock è portata sempre avanti da pezzi energici come Hostis, dove Piras mostra una notevole maturità vocale. Le due anime della band sono ben sintetizzate in Si Tu Bene Valeas Ego Bene Valeo che caratterizza un album in bilico tra il jazz elettrico della Mahavishnu Orchestra e la scuola di Canterbury.
DE REPUBLICA (Kaliphonia, 1995) – Il terzo album in studio sancisce un altro passo avanti verso brani sempre più complessi, oltre che imprimere definitivamente al gruppo una visione musicale personale. L’apertura con il madrigale per voce e chitarra acustica Exordium, che si trasforma in un impeccabile gioco di rimandi rock, fusion e funk, è semplicemente perfetto. Ma è solo l’antipasto di un gioco al rialzo, di un immane tour de force fondato sulle capacità di rimettersi in discussione che arriva a toccare il rock da camera e il Rock In Opposition nelle tre parti di Res Publica e di De Oraculis Novis. È incredibile la mole di variazioni che la band architetta all’interno di uno stesso brano, rimanendo fedele ad un’estetica rock propulsiva (Dittatura della Mediocrità) e allo stesso tempo articolata (Perpetua Lux II, Macte Aequitatem). DE REPUBLICA rende chiaro il ruolo di primo piano dei Deus Ex Machina all’interno del progressive rock italiano, ma soprattutto espande l’interesse per il gruppo a livello internazionale.
EQUILIBRISMO DA INSOFFERENZA (Kaliphonia, 1998) – Dopo ampi riconoscimenti e partecipazioni ad importanti festival prog negli Stati Uniti, il gruppo si ripresenta con rilevanti novità, tra le quali l’utilizzo di una sezione di fiati per arricchire il suono, un predominante uso dell’italiano per le liriche e una marcata dilatazione temporale delle composizioni. Questo “nuovo corso” è segnato da varie fragranze sonore che si incontrano e si scontrano, come il piano elettrico di Fabrizio Puglisi (subentrato a Ricciardello) che impone un regime più anarchico e ben si sposa con il gusto chitarristico di Collina, l’impianto orchestrale impresso dai fiati e un generale clima da ispirazione free jazz. Anche la natura sfuggente e non convenzionale delle partiture strumentali non permette a Piras la possibilità di intervenire in modo lineare e ortodosso con le linee vocali, tanto che si potrebbe considerare la sua voce alla stregua degli altri strumenti. La libertà composita di Cosmopolitismo Centimetropolitano, gli esperimenti orchestrali di Distrazione Infinita e l’attenta applicazione del RIO nel capolavoro La Fine del Mondo, sembrano raggiungere una soglia invalicabile di sperimentazione dove tutte le possibilità della band sono state espresse.
CINQUE (Cuneiform Records, 2002) – La reputazione internazionale di cui arrivano a godere i Deus Ex Machina, permette alla band di approdare alla prestigiosa etichetta americana Cuneiform Records. Con CINQUE i DEM fermano, o meglio congelano, quel processo inarrestabile di complessa evoluzione che ha caratterizzato la loro arte, crogiolandosi nelle sicure omologazioni sonore che nel tempo hanno creato. Per questo motivo l’album rimane forse il punto più equilibrato tra progressive e jazz nell’intera carriera del gruppo, nonché il più rifinito e raffinato. Le eclettiche architetture di Convolutus e Rhinoceros e i contrappunti di violino e chitarra su Luce fanno pensare ai Gentle Giant, raggiungendo la purezza formale su Uomo del Futuro Passato e Il Pensiero che Porta alla Cose Importanti.
IMPARIS (Cuneiform Records, 2008) – L’attività rallentata del gruppo porta a pianificare un progetto particolare che si concretizza con la realizzazione di un CD e un DVD dal vivo, registrando in presa diretta nuove e vecchie composizioni durante un concerto negli studi francesi Le Triton di Parigi, dove i DEM si chiudono per due giorni nel 2006. Il CD offre tre inediti Il Testamento dell’Uomo Saggio, Giallo Oro e La Diversità di Avere un’Anima, ma non è da tralasciare una splendida e ispirata rilettura di Cor Mio (da Deus Ex Machina). Nel DVD, oltre al già citato concerto, trovano spazio molte perle e curiosità come il videoclip di Ad Montem, la partecipazione della band alla trasmissione televisiva Roxy Bar di Red Ronnie, gli stessi musicisti che raccontano la loro storia e molto altro.
DEVOTO (Cuneiform Records, 2016) – DEVOTO si presenta dopo una lunga pausa che ha dato modo al gruppo di meditare su una nuova direzione; un cambiamento che ha portato due importanti novità: la scelta di abbandonare definitivamente i testi in latino in favore di quelli in italiano e un approccio musicale, per quanto possibile, più asciutto e diretto. Un passaggio meno traumatico di ciò che sembra, poiché le liriche si inseriscono bene nel tessuto musicale attraverso la sempre ineccepibile performance di Piras e anche perché i Deus Ex Machina hanno preservato le proprie radici stilistiche. Nei riff sferzanti di chitarra e nei groove delle tastiere del rientrante Ricciardello, tornano quelle peculiarità degli esordi che si perdevano volentieri in divagazioni hard rock, blues e jam psichedeliche. Una linea percorsa con trascinante carica nei saliscendi di Transizione e nell’estesa Più Uguale, mentre la sezione ritmica e il violino aggiungono quel tocco di fusion rafforzato talvolta dall’intervento dei fiati, che ritroviamo su Distratto da Me e Figli. Album dopo album, i DEM ci hanno abituato a cambi di prospettiva, avendo mantenuto sempre il pregio di esplorare nuove possibilità. Devoto non fa eccezione: se lo poniamo all’interno di una cornice progressive rock, risulta quasi anomalo per le sue aperture verso schemi formali più ortodossi ai quali si applica il sound sanguigno e viscerale del blues e dell’hard rock, ma ci restituisce un gruppo in continuo movimento e ancora in pieno fermento.