Pubblicato il Ottobre 1st, 2016 | by Roberto Paravani
0Anderson / Stolt – Invention Of Knowledge (2016)
Invention of Knowledge
1. Invention
2. We Are Truth
3. Knowledge
Knowing
4. Knowing
5. Chase and Harmony
Everybody Heals
6. Everybody Heals
7. Better by Far
8. Golden Light
Know…
9. Know…
Etichetta Inside Out Music/CD
Durata 65’02”
Jon Anderson (lead and backing vocals, synthesiser, percussion) ● Roine Stolt (electric guitar, acoustic guitars, dobro, portuguese guitar, lap steel guitar, keyboards, percussion, backing vocals) ● Tom Brislin (Yamaha C7 grand piano, Fender Rhodes piano, Hammond B-3 organ, synthesizers) ● Lalle Larsson (grand piano, synthesizer) ● Jonas Reingold (bass guitar, backing vocals) ● Michael Stolt (bass guitar, Moog bass) ● Felix Lehrmann (drums) ● Daniel Gildenlöw (backing vocals) ● Nad Sylvan (backing vocals) ● Anja Obermayer (backing vocals) ● Maria Rerych (backing vocals) ● Kristina Westas (backing vocals)
Anderson/Stolt è uno dei mille progetti (che a dire il vero non sempre vedono compimento e pubblicazione) annunciati e intrapresi dall’ex cantante degli Yes Jon Anderson. Stolt è un veterano della scena musicale svedese e ha suonato con una gran quantità di gruppi tra i quali i Flower Kings e i Kaipa, veri precursori nel rock progressivo da quelle parti del mondo. L’idea per questa collaborazione è venuta nel 2014 a Thomas Waber, capo dell’etichetta Inside Out, durante la crociera musicale Progressive Nation At Sea: in quell’occasione Anderson ha infatti cantato con i Transatlantic (ovvero Stolt, Neal Morse, Pete Trewavas e Mike Portnoy) qualche pezzo degli Yes. L’obiettivo dichiarato del progetto era ricreare lo spirito epico degli stessi Yes primi 70: così Anderson ha provveduto a spedire al chitarrista le sue intuizioni melodiche, il quale le ha a sua volta assaporate, ristrutturate e restituite al mittente, innescando un circuito compositivo durato circa un anno e mezzo. Solo in seguito sono stati aggiunti gli altri strumenti tramite delle session prodotte da Stolt in Svezia, mentre Anderson registrava la sua voce in California. Il risultato sostanzialmente non delude le aspettative, anzi, paragonato alle ultime prove degli Yes sembra quasi un capolavoro: lo spirito epico del progetto è stato rispettato alla lettera e tutti i compositori coinvolti sembrano in vena. Eppure osservato nel suo complesso, l’album non appare esente da pecche. Il difetto principale che attanaglia il lavoro è la estrema verbosità di Anderson: in questo modo i validissimi musicisti coinvolti (il tastierista Tom Brislin su tutti) non hanno sfoghi e le trame strumentali si intravedono solo dietro le voci (a quella di Jon se ne aggiungono anche altre). La musica non ha tempo e modo per lievitare e di fatto non esistono le sezioni strumentali tipiche delle grandi suite progressive. Difficile capire se questo disco avrà un seguito. Quello che sappiamo però è che nonostante sia ormai impegnato nella nuova avventura con Trevor Rabin e Rick Wakeman, Anderson sta continuando ad inviare nuove idee al suo partner svedese…