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Pubblicato il Settembre 17th, 2016 | by Lorenzo Barbagli

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The Dear Hunter – Act V: Hymns With the Devil in Confessional (2016)

Tracklist

1. Regress (1:22)
2. The Moon / Awake (6:09)
3. Cascade (5:11)
4. The Most Cursed of Hands / Who Am I (6:42)
5. The Revival (5:00)
6. Melpomene (4:14)
7. Mr. Usher (On His Way to Town) (4:59)
8. The Haves Have Naught (4:12)
9. Light (4:02)
10. Gloria (5:16)
11. The Flame (Is Gone) (5:40)
12. The Fire (Remains) (5:26)
13. The March (4:12)
14. Blood (4:33)
15. A Beginning (6:19)

Etichetta Equal Vision Records /CD

Durata 73’17”

Personell

Casey Crescenzo (vocals, piano, organ, electric & acoustic guitar, bass, synth, programming) ● Nick Crescenzo (drums, percussion) ● Robert Parr (guitar, organ) ● Nick Sollecito (bass, upright bass, synth) ● Maxwell Tousseau (guitar, acoustic guitar)

A un solo anno di distanza da Act IV, Casey Crescenzo completa la sua saga con il conclusivo Act V, registrato in contemporanea con il precedente e con le stesse modalità estetiche. Ma chi credeva che Act V sarebbe stato, in termini di stile, un album gemello di Act IV in parte rimarrà stupito poiché, proprio come la storia narrata, la musica prende una piega ancor più articolata, esoterica e piena di chiaroscuri. Come in Act IV troviamo di nuovo la Awesöme Orchestra ad accompagnare molti dei brani, subito utilizzata al meglio nella breve e introduttiva Regress. In più, Crescenzo si fa largo da vero intenditore tra altre nuove commistioni stilistiche di raro gusto. La sostanziale differenza tra i due album risiede nella perizia degli arrangiamenti. Se in Act IV l’apporto dell’orchestra rendeva alcuni passaggi appesantiti a causa della distanza tra la sfera rock e quella classica, in Act V tutto assume un tono più omogeneo: sembra quasi di assistere allo svolgimento di una vera sinfonia rock multipartita, un’idea di arrangiamento su grande scala che si approfondisce nello scorrere dell’album e nelle transizioni strumentali che si frappongono tra un brano e l’altro. Tra gli attacchi elettronici e sincopati di The Moon/Awake, che si dipanano in un vorticoso e imponente chorus orchestrale, il soft jazz mutuato dalle colonne sonore di Riz Ortolani e dal chamber pop di Burt Bacharach di Cascade, l’hard country di The Most Cursed of Hands/Who Am I, il rockabilly da musical The Revival e lo swing jazz alla Tony Bennett di Mr.Usher (on His Own Way to Town), Act V risulta un lavoro talmente denso e vivido che potrebbe esistere anche in una dimensione teatrale, trovando molti parallelismi con il mondo del cinema. Nel finale si apre una spirale dark con il dittico The Flame (is Gone) e The Fire (Remains) che raccoglie l’eredita della Bitter Suite, rappresentandone quasi un rovescio speculare in tonalità minore, caratterizzato da un forte senso di epica oppressione che ricorda i momenti più bui di The Wall dei Pink Floyd. Crescenzo fa sapere laconicamente che il già annunciato Act VI non sarà un album “rock” e che qui si conclude idealmente la sua opera in cinque atti. Sommando ogni tassello che la compone, è difficile immaginare un lavoro migliore di questo. Da annoverare in futuro tra i grandi concept della storia del rock.

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