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Pubblicato il Settembre 15th, 2016 | by Antonio De Sarno

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DELIRIUM IPG: prog e fantapolitica

Sembra ieri, ma in realtà sono passati già sette anni dalla pubblicazione dell’ultimo album dei Delirium, “Nel Nome Del Vento”. Un album che ha sancito non solo il ritorno della band in studio dopo tantissimo tempo, ma anche confermato l’appartenenza del gruppo al nuovo movimento rock progressivo, come certifica ora anche l’acronimo IPG (International Progressive Group) che campeggia a fianco dello storico marchio. Oggi, dopo un periodo di cambiamenti che ha portato a un profondo rinnovamento nella line up, Delirium è finalmente pronto per un nuovo capitolo della sua storia. Ne abbiamo parlato, poco prima del concerto alla Casa di Alex dello scorso 14 febbraio con Ettore Vigo, storico tastierista del gruppo, con l’inossidabile Martin Grice e con il nuovo frontman Alessandro Corvaglia, nome sicuramente noto per chi segue il prog italiano dell’ultimo decennio. More info: www.facebook.com/pages/DELIRIUM-IPG/654167274667891

Bentornati! Siamo pronti per il nuovo capitolo nella storia dei Delirium. Cosa ci possiamo aspettare?

Ettore Vigo: Non è un disco allegro, senz’altro. Diciamo che per i testi è fanta-politico… si può dire così? Si chiamerà “L’Era Della Menzogna”. Le novità sono le new entry di Alessandro Corvaglia alla voce e alla chitarra acustica e di Michele Cusato all’elettrica, strepitoso anche lui, mentre Alfredo Vandresi è con noi da un paio di anni ormai. Al basso c’è sempre Fabio Chighini. Una formazione più fresca e piena di entusiasmo. L’altra novità? Siamo vivi!
Martin Grice: Tra Il Nome del Vento e questo c’è un abisso come stile. Sempre prog sinfonico ma un po’ più rockettaro e meno operistico

Cosa è cambiato per quanto riguarda suonare dal vivo rispetto agli anni ’70?

Martin: Tutto!
Ettore: E’ molto più semplice adesso. Hai a portata di mano tutto, prima per avere certi suoni dovevi portarti dietro Mellotron e Hammond (con tutto il loro peso), adesso no. Le difficoltà sono maggiori perché siamo anziani e perché è più difficile trovare posti dove suonare

Il pubblico è cambiato?

Ettore: Anche se è vero che ci sono giovani presenti ai concerti credo che gran parte del pubblico che ci segue sia della generazione che ha vissuto quegli anni, quindi non è proprio un pubblico diverso ma spesso è proprio la stessa gente
Alessandro Corvaglia: I giovani che oggi si avvicinano al prog lo fanno con una mentalità conoscitiva, nel senso che vogliono conoscere un genere che ha detto tanto in Italia ma, sia chiaro, conoscerlo è diverso dal viverlo. Il fermento culturale degli anni ’70 è irripetibile e chi si approccia al prog oggi lo fa per l’articolazione, la lunghezza dei brani, un certo modo di comporre… cose affascinanti di sicuro, ma non lo si vive come un fenomeno di cultura. E’ un approccio che fa pensare che una volta assimilato lo si potrà portare avanti come quaranta anni fa

Anche se quaranta anni fa non c’era la storia. C’era ancora il beat, come nel caso vostro, mentre adesso abbiamo 40 e passa anni di rock progressivo alle spalle. La ricerca non può prescindere da ciò…

Martin: La ricerca… Michele Cusato ci ha messo tanto del suo. Se senti questo dopo l’ultimo, senti due gruppi diversi. Ti rendi conto che questo è un altro gruppo

Come vi siete conosciuti?

Alessandro: Io e Martin ci conosciamo anche per motivi geografici. Abbiamo collaborato molto negli ultimi due anni per La Maschera di Cera e gli Hostsonaten ma, in realtà, con lui c’è sempre stato un rapporto di amicizia

Qual è la situazione attuale della Maschera Di Cera?

Alessandro: Siamo in pausa perché ci sono delle persone che stanno seguendo dei progetti collaterali, ma dovrebbe ripartire con il motore di sempre, almeno speriamo. Le cose vanno un attimino ricucite ma spero che ci si riesca perché è una band che ha ancora molto da dire. Tornando a noi, a marzo/aprile 2014 i signori qui presenti mi hanno chiesto di entrare nei Delirium, cosa che ho appreso con il massimo entusiasmo, prima di tutto perché la band è molto stimolante in quanto la loro tradizione vocale è molto diversa dalla mia timbrica. E’ un esperimento e una sfida nonostante il fatto che mi permetta di continuare con un genere che per me è congeniale

Invece Martin, la tua collaborazione con la Z Band di Fabio Zuffanti continua?

Martin: A marzo c’è il famoso concerto del ventennale a Genova, saremo una cinquantina sul palco! E’ stato interessante lavorare con Fabio. Abbiamo fatto Olanda, Belgio, Canada, ci sono anche delle date quest’anno… Fasano Jazz, il festival di Veruno. Sono cose che oggi si fanno… partecipare a più progetti. E’ cambiato il modo di suonare, una volta si suonava con un gruppo di persone e basta. Il mio primo batterista, ai tempi che furono, mi diceva “sabato prossimo non posso perché devo suonare con qualcun altro” e io rispondevo “o noi o loro”!
Alessandro: Gli spazi si sono talmente ridotti che puoi tranquillamente collaborare con altri, anzi…
Ettore: Se uno lo fa di mestiere lo devi fare per forza, mica puoi vivere con un gruppo che fa tre/quattro concerti all’anno!

Quindi la vecchia rivalità tra band è una cosa superata?

Alessandro: Questo ci può anche stare, le dinamiche umane sono molto variabili, figuriamoci…
Martin: Prendi David Jackson, abbiamo suonato insieme l’anno scorso. David è un professionista e se c’é una persona squisita al mondo è lui. In Belgio lui era con la Alex Carpani Band e io con Zuffanti, e mi fa “vieni su durante Theme One”… altro che rivalità! Siamo andati avanti per un’ora e mezza!
Ettore: Un motivo per cui ci siamo staccati dal batterista storico era proprio questo. Lui aveva la mentalità della divisione, noi no

Però se guardi gruppi come Le Orme, i New Trolls…

Alessandro: Con tutto il rispetto del mondo, mica stiamo parlando degli U2! Il sentimentalismo è una cosa ma lucrare sul nome per quei 4/5 concerti in più è veramente patetico
Martin: Siamo arrivati al punto che qualche settimana fa ho suonato con i New Trolls, il che una volta sarebbe stato impossibile. Eravamo cani e gatti e non in senso musicale! Non ci avrei mai creduto. Sono finiti quei tempi, ormai abbiamo una certa età e non siamo più negli anni ’70
Ettore: Tu suoneresti anche il liscio con Casadei!
Martin: Non arriverei a questo ma a me piace suonare! Suonerei con chiunque!

C’è qualche concerto che vi è rimasto nella memoria?

Ettore: I festival pop di Palermo, Reggio… suonare davanti a tante persone ti esalta, è normale
Martin: Ricordo un Disco Per L’Estate e i Cantagiro… erano cose impensabili oggi… l’aereo privato della RAI da Palermo a Venezia… cos’era il Festivalbar?

Immagino che fermarsi sarà stato difficile poi…

Ettore: Fermarsi come Delirium, sì. Gli anni ottanta sono stati difficili, Martin è tornato in Inghilterra. Poi è arrivata la Black Widow a farci tornare in pista. Non pensavamo nemmeno a fare un disco, volevamo solo rifare il vecchio repertorio. E’ strano ma anche se avevamo più visibilità prima, in un certo senso, l’etichetta non interferiva, mentre oggi ci “suggeriscono” di più in che direzione andare. Non facciamo un prog classico perché siamo sempre stati molto melodici e adesso stiamo lasciando molto spazio ai nuovi arrivati che avranno sempre più spazio in futuro. Ho registrato l’ultimo pezzo di flauto proprio ieri e L’Era della Menzogna ormai è finito. Uscirà a brevissimo.

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