Pubblicato il Settembre 9th, 2016 | by Roberto Paravani
0The Syn – Big Sky (2009)
1. Big Sky
2. Devils and Demons
3. New Reality
4. Universal Witness
5. Kings, Clowns, Cardinals
6. Milo
7. Running Out of Time
8. Madonna and Child
9. The Reason
10. Big Sky Reprise
Etichetta Umbrello Music Entertainment Lcc/CD
Durata 51’08”
Steve Nardelli (lead vocals, guitar) ● Francis Dunnery (guitars, bass, vocals) ● Tom Brislin (keyboards, vocals) ● Paul Ramsey (drums, percussion) ● Brett Kull (guitars) ● Dorie Jackson (backing vocals)
Big Sky è un lavoro che necessita pazienza. I primi ascolti possono indurre in inganno poiché i pezzi sembrano tutti uguali: tante ballate e tutte scandite dallo stesso tempo medio, in cui la voce di Nardelli è suggestiva ma sempre uguale a se stessa. Il bel gruppo che il leader è risuscito a mettere insieme (comprendente l’ex It Bites Francis Dunnery, il tastierista Tom Brislin, Brett Kull e Paul Ramsey degli Echolyn e Dorie Jackson, figlia del sassofonista dei VdGG, David) suona sommesso in sottofondo, senza che nessuno abbia i diritti per un assolo, senza mai una fuga strumentale. Lo si continua ad ascoltare più per dovere che per piacere. Poi però, al susseguirsi degli ascolti, le melodie confezionate dalla coppia Nardelli/Dunnery iniziano tiepidamente a penetrale l’epidermide. Di ascolto in ascolto si espandono morbide nel sottopelle e lentamente riscaldano tutto il corpo, solleticando la mente. Ci si accorge che i brani non sono per nulla uguali tra a loro e neanche a quelli presenti nei lavori precedenti. Si capisce quanto gli strumentisti siano completamente proni e devoti al groove. Nessun arrangiamento che vada sopra le righe, nulla che risulti eccessivo. Anche quando vengono introdotti insoliti elementi di modernità (New Reality) il tutto avviene con estrema grazia, senza mai appesantire l’arrangiamento. Proseguono gli ascolti e ci accorge che queste ballate, sebbene intrise di un filo di malinconia, trasmettono buonumore. Tutto scorre semplice ma nulla è banale. Certo manca il pulsare di Chris Squire al basso e i suoi proverbiali controcanti. Ma i Syn non rinunciano alle loro tipiche armonizzazioni vocali: ascoltate come esempio la fantasia con cui i cori sostengono la voce del leader in Universal Witness. I pezzi sono dieci, nove ballate ed una breve coda strumentale posta a fine album. Ma la cosa fondamentale è la totale assenza di momenti grigi, di cadute di tensione. Big Sky sale un gradino sopra al precedente Syndestructible rispetto a cui rappresenta un ulteriore passo avanti. Ce ne saranno altri?