Incontri

Pubblicato il Luglio 10th, 2024 | by Antonio De Sarno

0

Ancient Veil: l’eterno ritorno

La serata conclusiva della prima stagione di prog alla “nuova” Casa di Alex, sabato 18 maggio 2024, avviene in un clima molto particolare. Ormai ci stiamo abituando a cambi repentini di tempo e la piacevole aria primaverile, già sorprendente se si considera che il vicinissimo Lambro aveva esondato appena qualche giorno prima, cede all’ennesima inattesa tempesta nel corso della serata. Sembra quasi che tutte le stagioni debbano per forza farsi sentire ogni giorno. La presenza di Massimo Cataldi poi, vero motore della vecchia Casa di Alex, ci rimanda indietro a un passato che sembra lontanissimo, così come quella degli Ancient Veil che proprio qui, pochi/tanti anni fa registrarono il loro Unplugged Live. Ne abbiamo parlato con Edmondo Romano e Alessandro Serri, fondatori del progetto all’inizio degli anni 90, dopo l’esperienza con gli Eris Pluvia nella decade precedente.

Cosa si prova a tornare sulla scena del crimine dopo tutto quello che è successo? So che ci tenevate molto a presentare il disco in questo spazio che grazie all’impegno di un piccolo gruppo di appassionati, che comprendono anche Giorgio “Fico” Piazza, sta lentamente rinascendo.

Edmondo: Abbiamo un bel ricordo. Ci fa molto piacere rivisitare il nuovo disco proprio qui. Detto ciò, c’è anche la questione, l’urgenza, di riprendere in mano gli spazi per la cultura. In generale, gli spazi culturali vanno gestiti (e bene), altrimenti rimane in vista solo la parte ludica dell’arte. Bisogna trovare il modo per ridare credibilità all’arte e non pensare solo ai soliti raduni. 

Come mai la scelta di proporre dei testi in italiano nel vostro ultimo album, PUER AETERNUS? 

Edmondo: Abbiamo pensato che fosse cambiato qualcosa, forse la lingua italiana ci permette di sviluppare meglio alcuni concetti. Quando abbiamo iniziato nel 1985 con gli Eris Pluvia si pensava sempre di ‘imitare’ gli stranieri, ma ci sembra di capire che all’estero venga maggiormente apprezzato il fatto di cantare nella propria lingua. Insomma, sono passati tanti anni e qualcosa è cambiato. In questo caso Alessandro ha scritto tutte le musiche… 

Alessandro: La maggior parte proprio durante la pandemia, quindi a partire dal 2020, ma ci sono brani molto vecchi, uno addirittura risale a quando avevo 17 anni!

Edmondo: Ci abbiamo messo tre anni in totale, proprio per non lasciare nulla al caso, ma anche per trovare le voci giuste per interpretare i vari personaggi. È stato un lavoro molto articolato. Mentre lavoravo agli arrangiamenti e ai testi stavo già pensando ai vari personaggi. Abbiamo, quindi, pensato di sviluppare l’idea dell’eterno giovane che riuscirà a crescere in qualche modo, ma sempre mantenendo le sue caratteristiche adolescenziali. Puer Aeternus esiste in ognuno di noi, aggiungerei “per fortuna”. Questa incapacità di progredire nella propria consapevolezza è qualcosa che appartiene a tutti. 

Tornando a quello che stavamo dicendo, i personaggi del racconto sono stati interpretati alla fine da diversi cantanti (ad esempio Lino Vairetti, Tony Cicco, Roberto Tiranti, Sophya Baccini…) e a La Claque a Genova siamo riusciti a rappresentare il disco in forma completa, con archi, fiati e tutti gli interpreti del disco. Vista la situazione “raccolta” della casa di Alex abbiamo voluto riordinare tutto il lavoro per proporre una versione molto più da ascolto, se volete, e per alcuni versi folk, una dimensione a cui non siamo certo estranei. In sintesi, PUER rappresenta l’uomo di oggi, quello che incontriamo tutti i giorni, insomma. 

Nonostante ciò, a un ascolto non lineare del disco, mi sembrava di cogliere dei messaggi politici abbastanza chiari nel brano Io e Ombra, soprattutto il senso di delusione davanti al crollo delle ideologie…

Edmondo: Se fai arte, non per forza esprimi pensieri politici, ma attraverso l’arte si fa in modo diverso. Il politico lo fa in modo diverso perché deve vivere di consensi, mentre l’artista deve vivere di creazione. Anche il trovare l’equilibrio con la natura alla fine del disco può essere inteso così, ma non è voluto. Quel brano esprime il concetto della sofferenza, ma è giusto che ogni ascoltatore ci trovi dentro qualcosa di suo, qualcosa che si ricolleghi al suo vissuto personale.

Come farete stasera per rappresentare i diversi personaggi, anche se sarete in cinque a cantare?

Edmondo: Beh, Simona (Fasano) avrà il suo ruolo di Natura, ma attraverso l’espediente della maschera canterà anche la parte di Crono (sul disco interpretato da Roberto Tiranti). Sentirai, soprattutto, l’assenza della batteria, che farà diventare tutto molto più delicato. 

Abbiamo parlato dei testi, del concept e dei vari personaggi. In che modo siete maturati, invece, dal punto di vista musicale? Il vostro esordio, il lontanissimo RINGS OF EARTHLY LIGHT si ascolta ancora con piacere a distanza di oltre trent’anni. Anzi, per certi versi, è un disco che ha segnato la rinascita di un certo tipo di musica in Italia, insieme a pochissimi altri nomi (Ezra Winston…). 

Alessandro: Alla fine è tutta una conseguenza, non a caso abbiamo usato anche dei pezzi vecchi accanto a quelli nuovi. Non credo che facciamo musica usa e getta, in ogni modo. 

Edmondo: Ti devo dire che trovo PUER AETERNUS più bello, invece, di RINGS. È più articolato e maturo, mentre RINGS viene visto come disco importante perché tutti noi eravamo più giovani ed è rimasto nel DNA, come per tutti gli ascolti giovanili. È uno dei dischi più belli a cui ho lavorato e continuo a riascoltarlo e lo trovo molto equilibrato e solido sotto tutti i punti di vista e, nonostante tutto, invece di esserne stufi continuiamo ad ascoltarlo. È anche molto scorrevole nonostante duri un’ora e possa sembrare inizialmente molto impegnativo, soprattutto per chi è abituato ad ascoltare altri tipi di musica.

Il concerto, quindi, si apre con un intenso set di Luca Scherani al piano, affiancato dopo due medley dalla bravissima Marcella Arganese (Ubi Maior), anche lei veterana della casa, e dallo stesso Edmondo Romano. Quando poi arriva il resto della formazione degli Ancient Veil, Edmondo presenta il nuovo lavoro e le circostanze della inedita versione acustica di stasera. Per quanto mi riguarda, questa sembra quasi più intensa della versione in studio, ma potrebbe essere solo un’impressione del momento. La seconda parte del concerto è un tuffo nel passato del gruppo, a cominciare dal brano Ancient Veil e The Dance of The Elves, che non risentono troppo dei nuovi arrangiamenti, mentre la suite di Rings of Earthly Light è decisamente diversa in questa veste. Si chiude con la classica You’ll Become Rain e Bright Autumn Dawn che ci lasciano con il fiato sospeso. La prossima stagione, se tutto va bene, dovrebbe palesarsi a ottobre. Insomma, facciamo passare l’estate e tanti bei concerti/festival in attesa di riprendere la vecchia abitudine di vedere cosa bolle in pentola alla Casa di Alex.

Tags: , ,


Articolo a cura di



Lascia un commento