Pubblicato il Settembre 7th, 2016 | by Lorenzo Barbagli
0Regal Worm – Neither Use Nor Ornament (A Small Collection of Big Suites) (2014)
1. Odilon Escapes From The Charcoal Oblivion. But Endeavours To Return And Rescue The Cactus Men
i. Another Forlorn Morn
ii. You Know What? I’m Getting Out Of Here
iii. Arrival Of Sorts
iv. Paradise Is Twice As Nice
v. End Of Level Baddie
vi. Prism Prison
2. Animal Attic
3. Tombland Guerrilla
4. Sovereign Of The Skies
5. The King Of Sleep (Parts 1 to 5)
Etichetta Quatermass Records/CD
Durata 46’29”
Jarrod Gosling (Mellotron M400, RMI 368 electra piano, Octave Kitten, Minimax ASB, ARP 2600, Hammond L122, Hammond T500, Fender Rhodes piano, Philips Philicorda AG-755 organ, Korg MS20, EDP Wasp Deluxe, Kawai S100, piano, bass guitar, voice, 6 and 12 string electric guitars, acoustic guitar, glockenspiels, drums, mandolin, stylophone, percussion, accordion, lap steel guitar, toy piano, recorder, bowed cymbal, field recordings) ● Louis Atkinson (Tenor saxophone, soprano saxophone) ● Emily Ireland & Kevin Pearce (Voice) ● Graham McElearney (Harp) ● Peter Rophone (Voice, 12 string acoustic guitar, Portuguese guitar) ● Mick Somerset-Ward (Tenor saxophone, flute)
Già sperimentatore di pop elettronico con gli I Monster e di jazz progressivo con gli Henry Fool, il polistrumentista Jarrod Gosling ha provato a mettersi in proprio con il progetto Regal Worm, esordendo lo scorso anno con Use and Ornament, favorevolmente accolto nell’ambiente progressivo. Di Gosling ha colpito quel suo modo di comporre alla maniera estrosa e fuori dagli schemi, tipica della scuola di Canterbury, scomodando paragoni con i Caravan e, addirittura, con i Van der Graaf Generator. A parte tre brevi pezzi messi quasi a corredo a modo di intermezzo, che riprendono la verve peculiare e stralunata dei Magma, il secondo album di Gosling è dominato da due lunghe suite che aprono e chiudono il lavoro. Entrambi i brani si prolungano per circa diciotto minuti e mezzo, formando una sorta di corollario progressivo perennemente in bilico tra suono del passato e sperimentazione del presente. L’arsenale tastieristico e le diavolerie elettroniche permettono a Gosling di affrontare la materia psichedelica con la stessa nonchalance lunatica, solo in apparenza ingenua, dei Porcupine Tree di On the Sunday of Life… o dei Sanguine Hum più canterburiani o, ancora, dei Knifeworld di Kavus Torabi. Quello di Odilon Escapes From The Charcoal Oblivion. But Endeavours To Return And Rescue The Cactus Men, ad esempio, è un viaggio a metà strada tra i colori vintage degli anni ’60 e l’underground psichedelico inglese degli anni ’90, quello più stravagante e freak sponsorizzato e promosso dalla Delerium Records di Richard Allen. Ovvio che i molteplici cambi tematici, accumulati all’interno delle suite, agevolano riferimenti dai quali non sono esclusi generi come avant-garde e Rock In Opposition. The King Of Sleep è invece un esperimento tonale con continui accorgimenti di contrasti tra armonie vocali e strumentali. Forse rappresenta la propria ambizione di scrivere una personale Moon in June, ma si capisce anche da questo che l’impostazione di Gosling è volutamente eccentrica (e forse eccessiva) oltre che slegata da paradigmi progressivi sempre uguali a loro stessi.